Vaclav Havel |
Václav Havel (Praga 5/10/1936 – Hradeck 18/12/2011) è
stato il primo Presidente della Repubblica Ceca, oltre che valente scrittore e
drammaturgo, ma soprattutto è stato l’eroe non conforme dell’anticomunismo
cecoslovacco.
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Nato da una famiglia benestante di Praga, dal 1948 ne
condivise gli effetti della persecuzione del Partito comunista che aveva preso
il potere con un colpo di Stato grazie all’appoggio dell’Unione Sovietica.
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Nonostante le vessazioni del Regime, che li accusava di
aver manifestato simpatie filo-tedesche e di essere stati collaborazionisti
durante il periodo di occupazione tedesca, Václav riuscì a frequentare i
corsi serali dell’Università Tecnica
Ceca di Praga, fino al 1957.
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Nel
1960 rappresentò al Teatro Divadlo Na zabradili alcune delle sue prime
opere, come “La festa in giardino”
(1963), e il “Largo Desolato“.
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Del
suo teatro, fortemente impegnato sul profilo politico, fu detto che “intendeva provocare
l'intelligenza dello spettatore, appellandosi alla sua fantasia, costringendolo
a riflettere su questioni che lo toccavano direttamente in maniera da vivere
intimamente il messaggio teatrale".
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Nel
1964 si sposò con Olga Splichalova.
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Nel
1968 fu protagonista della “Primavera di Praga”,
in seguito alla quale fu bandito dal Teatro, vittima dell’ondata repressiva del
regime comunista.
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In
questa occasione risalta il sacrificio compiuto dallo studente patriota Jan
Palach che, per protesta contro i carri armati comunisti, si cosparse il corpo
di benzina e si diede fuoco, morendo dopo tre giorni di lucida agonia.
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Il sacrificio di Jan Palach a Praga |
Nonostante il suo allontanamento dal circuito culturale
cecoslovacco, Václav continuò la sua attività politica e intellettuale, che
culminò con la pubblicazione del manifesto “Charta
77” (vedi Link a fine articolo).
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La sua attività come dissidente gli costò 5 anni di
prigione, poi divenne protagonista della “Rivoluzione
di velluto” del 1989, che rappresentò uno dei momenti più alti del
risveglio dell'Europa orientale.
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Questa nuova rivoluzione nella Cecoslovacchia che lui
definiva come “assurdistan”, per come era soffocata dalle spire grigie e
orwelliane del socialismo reale, non raggiunse i picchi violenti di quella
rumena, e nemmeno l’alto tasso di sindacalizzazione di quella polacca, ma si
svolse pacificamente, decisa ma mai violenta, riuscendo a piegare la dittatura
che vent’anni prima aveva soffocato la Primavera di Praga con i carri armati
sovietici.
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Durante
lo svolgimento dell’attività politica fu sempre accompagnato dal suo talento di
sagace drammaturgo e di intellettuale di prima grandezza, che con le sue opere
mai ciecamente ideologiche, risvegliava l’intelligenza dello spettatore,
allargandone gli orizzonti quotidiani sulle questioni più impellenti, e
richiamandolo pacificamente “alle armi” contro l’oppressore comunista.
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Charta 77 rappresentò
una pietra miliare nella lotta al comunismo sovietico.
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Il
manifesto che nacque come reazione contro l’arresto di una band di musica
psichedelica, rappresentò un vero e proprio colpo di piccone assestato con
sapiente cura al cuore del muro comunista.
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L’opposizione democratica clandestina e il ricorso alla
rivoluzione non violenta gli costarono il carcere e la repressione,
contrassegnata dall’implacabile sorveglianza della Stb, la spietata polizia
segreta, ma alla fine lo condussero alla vittoria e alla caduta della
dittatura.
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Una sua citazione
recita :
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"Una donna non può essere mezza incinta: o è incinta o non lo è, o
aspetta un bambino o no. Così è anche per i sistemi politici : la mezza
democrazia non esiste, la democrazia c'è o non c'è".
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Fu
eletto plebiscitariamente Presidente della nuova Cecoslovacchia democratica, ed
in seguito ebbe a dire:
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“Beh, sì,
adesso si può parlare di gravidanza.”
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La Storia della Nazione Cecoslovacca proseguì poi il suo percorso, con la separazione consensuale dalla Slovacchia nel 1992, che diede vita alla Repubblica Ceca.
La Storia della Nazione Cecoslovacca proseguì poi il suo percorso, con la separazione consensuale dalla Slovacchia nel 1992, che diede vita alla Repubblica Ceca.
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Havel
ha attraversato da eroe il ‘900, con il coraggio anticonformista di un
intellettuale libero e con la perizia politica che contraddistingue la figura
di un leader protagonista, contrario al Moloch del socialismo reale e alla
routine annichilente del totalitarismo.
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Il
suo motto era :
“Verità
e amore devono prevalere su menzogna e odio.”
Ecco, di seguito, il link al sito eSamizdat,
per la lettura della traduzione della Dichiarazione di Charta 77 :
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Dissenso
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