sabato 2 settembre 2017

AI WEIWEI, artista dissidente

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L'a
rtista cinese Ai Weiwei, figlio del poeta Ai Qing, nacque a Pechino nel 1957 in una famiglia di intellettuali che, perseguitati dal comunismo in quanto accusati di manifestare idee "di destra", vennero deportati in un campo di rieducazione militare nel deserto dei Gobi, e costretti a vivere in una spelonca.
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Per umiliare la famiglia di Ai Weiwei, il regime costrinse il padre ad assolvere il compito di pulire quotidianamente le latrine del paese fino al 1976, anno in cui fu consentito il rientro a Pechino.
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Ai Weiwei si diplomò all’Accademia del Cinema di Pechino alla fine degli anni '70, per poi dedicarsi alla pittura.
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Co-fondatore del gruppo artistico Stars, mise a disposizione del pubblico le sue opere in una mostra collettiva alla China Art Gallery di Pechino, dando vita alla prima esposizione di arte contemporanea in un museo cinese.
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Nel 1981 decise di lasciare la Cina e si trasferì negli Stati Uniti dove si innamorò dell'arte di Andy Warhol e dove espose le sue opere alla Elthan Cohen Gallery di New York.
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Nel 1993, dopo dodici anni di permanenza in America, rientrò in Cina per assistere l’anziano padre ammalato e in tale circostanza collaborò alla fondazione di una Comunità di artisti d’avanguardia all’East Village di Pechino.
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Negli anni successivi pubblicò tre libri sull’arte :
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1994  -  The black Cover book
1995  -  The white Cover book
1997  -  The grey Cover book
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Nel 1997 è stato co-fondatore e direttore artistico dell’Archivio delle arti cinesi.
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Nel 1999 iniziò ad occuparsi di architettura, aprendo uno studio a Caochangdi, un sobborgo a nord est di Pechino.
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Nel 2003 aprì un altro Studio, il “FAKE Design” e realizzò una sua famosa opera : “Map of China”, una scultura puzzle composta da legni che avevano fatto parte dei templi della dinastia Qing (1644-1911) distrutti dal regime comunista.
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Come si sa la furia sanguinaria e distruttrice di Mao e della moglie Li Shumeng (meglio conosciuta con lo pseudonimo di Jiang Qing) distrusse ogni testimonianza della tradizione culturale, intellettuale e didattica, in un parossismo genocida e sconsiderato che ha privato l’umanità intera del retaggio ancestrale e millenario cinese.
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Nel 2002 collaborò con gli architetti svizzeri dello Studio Herzog & de Meuron, realizzando insieme a loro il progetto per il nuovo stadio nazionale di Pechino, costruito a nido di rondine, e denominato Olympic Bird's Nest e il padiglione della Serpentine Gallery di Londra.
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Nel 2008 realizzò uno Studio a Malu Town, dietro richiesta delle autorità di Shangai, allo scopo di creare una “zona” per artisti.
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Nello stesso anno, a Sichuan, avvenne un forte terremoto che causò ben 70 mila vittime, tra cui molti studenti rimasti sotto le macerie delle scuole crollate.
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Ai Weiwei accusò il Governo cinese di aver usato materiali scadenti per la costruzione degli edifici pubblici e pubblicò sul suo blog (17 milioni di visite) i nomi di 5.000 bambini morti a causa dei crolli, susseguenti alla ignobile speculazione.
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La reazione del Governo comunista cinese non si fece attendere.
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Nel 2009 il blog dell’artista (aperto dal 2006) venne chiuso, mentre l’anno successivo il Partito comunista di Shangai impose la demolizione del suo studio di Malu Twon (precedentemente richiesto proprio dalle stesse autorità).
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A causa della sua opposizione al regime Ai Weiwei fu arrestato  e incarcerato per 81 giorni, di cui trenta ammanettato, in una località segreta (dal 2 aprile al 22 giugno 2011).
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Durante questo periodo di tempo il regime comunista di Hu Jintao non fornì mai alcuna informazione su di lui e sul suo stato di salute, nemmeno ai parenti angosciati che ne chiedevano notizie.

L'artista fu pretestuosamente accusato di evasione fiscale, per cui gli fu ritirato il passaporto e fu decretato l'allontanamento delle sue opere da tutti i musei, oltre al divieto di parlare con la stampa o di pubblicare articoli sul web.

Il regime si accanì ancora di più, sanzionandolo con una multa di 2,36 milioni di dollari e negandogli di vedere la moglie per 43 giorni, e isolandolo dal contesto sociale mediante intimidazioni e sorveglianza continua, come quella di far sparire il suo nome dai motori di ricerca di internet.
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L’indignazione internazionale si espresse subito contro il sopruso delle autorità comuniste cinesi, in particolare per mezzo dei maggiori musei mondiali che raccolsero migliaia di firme in petizioni on line per la sua liberazione.
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Nella petizione erano considerati ed evidenziati due aspetti fondamentali :
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1) - La mancanza di diritti umani in Cina, palesata dal divieto di manifestare la propria espressione, limitando di fatto la libertà dei singoli individui
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2) - La liberazione immediata dell’artista
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In Italia l’Associazione Pulitzer raccolse 5.000 firme per la liberazione di Ai Weiwei e contestualmente chiese al Presidente della Repubblica Italiana, Giorgio Napolitano, di intervenire sul Governo cinese in tal senso.
 
Non c’è alcun riscontro che indichi però una pur flebile presa di posizione da parte di Napolitano, ma ciò non deve meravigliare vista la sua provenienza partitica, legata a filo doppio al devastante e sanguinario comunismo del dopoguerra.
 

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Le pressioni esercitate dalle democrazie internazionali indussero il Partito comunista cinese a concedere un colloquio fra l’artista e la propria moglie, Lu Qiong, che avvenne alla presenza delle autorità comuniste nella località segreta di detenzione, in cui lei viene condotta.

Dopo la sua liberazione, Ai Weiwei dovette attendere fino al 2015 per riuscire ad ottenere il permesso di espatriare, poichè il regime comunista cinese lo accusò pretestuosamente di evasione fiscale, e lo multò per un importo di 12 milioni di yuan.
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Nel 2015 l’artista e la cantante folk Joan Baez furono nominati Ambasciatori della Coscienza 2015 di Amnesty International, per il loro straordinario carisma nella lotta per i diritti umani.
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In molte delle sue opere Ai Weiwei evidenzia come il capitalismo e il comunismo in Cina stiano progressivamente cancellando l’eredità culturale e artistica della Nazione (detto per inciso è esattamente quello che sta accadendo anche in Europa !).

Ecco una breve e parziale rassegna della sua produzione artistica:
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1994  -  L’artista, a conferma dei suoi timori, “decora” un antico recipiente della dinastia Han con il logo della Coca Cola, il simbolo più conosciuto dei tempi moderni, denominando l'opera con il titolo Han Dinasty Urn with Coca Cola Logo.
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Nel 1995 in aperta polemica con le politiche governative, accusate di cancellare progressivamente l’eredità culturale e artistica cinesi, Weiwei si esibisce in una performance denominata Dropping a Han Dinasy Urn, in cui l’artista, vestendo i panni tipici degli operai cinesi, si fa riprendere mentre si lascia cadere dalle mani una preziosissima urna cineraria cinese vecchia di circa 2000 anni, suscitando enorme scalpore.
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Nel 2003 per rimarcare e sottolineare i dictat cui è ricorso il regime cinese per imporre l’omologazione del nuovo sistema capitalista/comunista, l’artista presenta le installazioni della serie "Forever", che hanno come protagoniste centinaia di biciclette a cui sono state rimossi i pedali e le catene (Forever è la marca di bici più venduta in Cina).
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2005 - L’installazione “Fragments”, allestita nella sala 18 della Residenza Sabauda di Rivoli, a 15 km da Torino, inclusiva di tavoli, sedie e sgabelli, si articola in pilastri e travi in legno di templi della dinastia Qing (1644-1911) distrutti dal regime e provenienti dalla regione del Guangdong.
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Simili a braccia che si intrecciano, i possenti elementi lignei che definiscono la struttura dell’opera sono disposti dall’artista secondo uno schema che corrisponde graficamente alla mappa della Cina.
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Nel suo complesso sistema in delicato equilibrio, la monumentale installazione di Ai Weiwei può essere interpretata come una potente metafora della realtà odierna e della fragilità che si cela dietro alle manifestazioni di potere.
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2008  -  Successivamente al terremoto che causò 70 mila vittime, Ai Weiwei creò “Snake bag”, un enorme serpente costruito con zaini scolastici.
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.2009  -  Per criticare la carenza di strutture sociali in Cina, Ai Weiwei ha creato una serie di sculture monumentali, di alberi.
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Dopo aver raccolto parti di alberi morti (tronchi, radici, rami) di specie diverse, nelle zone di montagna della Cina meridionale, l’artista le ha assemblate dando vita all’opera “Iron tree” composta da 99 pezzi tenuti insieme da viti e dadi di grandi dimensioni.
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2010  -  Installazione “Sunflower Seeds”, alla Tate Modern Bankside di Londra, con 15 milioni di semi di girasole fabbricati a mano, uno a uno, in porcellana, per simboleggiare le carestie patite dal popolo cinese ai tempi di Mao e che, tra il 1958 e il 1961, costarono la vita a più di 3 milioni di persone.
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Nel 2011 realizza "Grapes", un'opera composta da sgabelli di legno antichi, per sottolineare il fatto che questi sono oramai sostituiti, nella realtà quotidiana, con altrettanti in plastica.
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Nel 2013 l’artista dedicò l'opera denominata  S.A.C.R.E.D. alla detenzione subita nel 2011, presentando alla Biennale d'Arte di Venezia numero 55 una installazione in cui rappresentava alcuni momenti della sua prigionia.
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L’acronimo, che comprende le parole(S)upper, (A)ccuser, (C)leansing, (R)itual, (E)ntropy e (D)oubt, titolava una serie di diorami, realizzati in fibra di vetro e ferro, inseriti in involucri scuri e opprimenti, a indicare il senso di claustrofobia provato durante la detenzione.
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Alla cerimonia di inaugurazione della Mostra presenziò la madre dell'artista, Gao Ying, poichè in quel periodo era proibito all'artista di lasciare la Cina.
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Vorrei sottolineare un “modus operandi” discriminatorio contro cui si è scontrato l’artista nel suo percorso.
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Nel 2014, in occasione di una mostra che si doveva tenere in Australia, dal titolo “Andy Warhol/Ai Weiwei”, l’artista aveva ordinato tramite la National Gallery di Victoria un sostanzioso ordine di “mattoncini” Lego, con i quali avrebbe finito di completare i tratti di alcuni perseguitati politici, come Mandela, Snowden, Dante, e Galileo.
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Lego rispose rifiutando l’ordinativo dei mattoncini richiesti, adducendo come motivazione la presenza di implicazioni politiche.
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In realtà la colossale società dei “mattoncini” Lego violò in questo modo la libertà espressiva individuale, discriminando l’artista e compiendo essa stessa un atto politico.
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A distanza di un mese dall’episodio, Lego annunciò l’apertura di un un nuovo parco divertimenti  Legoland”  a Shangai, rivelando così il suo vero volto e la sua totale indifferenza per il disprezzo dei diritti umani in Cina !
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Lego fu messa di fronte alle accuse di censura che Ai Weiwei le rivolgeva, e al peso che la gravità di tale azione avrebbe avuto sull’opinione pubblica, al punto che la società fu improvvisamente costretta a capire che il danno di immagine sarebbe stato commercialmente devastante a livello internazionale.

Inoltre Ai Weiwei pubblicò una fotografia su Instagram in cui i mattoncini Lego erano stati buttati nel cesso, provocando un notevole imbarazzo all'azienda svedese, che facendo dietrofront decise di aprire le vendite a chiunque ne facesse richiesta.
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Ai Weiwei nel frattempo aveva già provveduto a procurarsi i mattoncini attraverso una colletta pubblica e anche tramite un ordinativo ad una Ditta che produceva l’imitazione degli originali.
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Di fronte alla retromarcia di Lego Weiwei dichiarò :

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“ Penso che sia una mossa giusta e una piccola vittoria per la libertà di parola ”.
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Nel 2015 Weiwei espose una sua opera denominata Refraction all'interno del cortile di Palazzo Strozzi, a Firenze, costruita utilizzando cinque tonnellate di cucine solari e di bollitori di acciaio per definire la struttura di un'ala, talmente pesante che non potrebbe mai volare, a simboleggiare proprio il messaggio di una costrizione o di una libertà negata, parafrasando l'effettiva realtà cinese.
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All'esterno del Palazzo l'artista appese 27 gommoni di salvataggio di colore arancione per ricordare il pericolo di vita affrontato in mare dai migranti (l'installazione è denominata Reframe), mentre sullo stesso tema espose a Berlino 14 mila giubbotti di salvataggio appesi alle colonne della  Konzerthaus (Sala da concerto) locale Safe Passage ).
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Nello stagno del Belvedere di Vienna invece l'artista dispose 1005 giubbotti di salvataggio in modo da comporre dei fiori di lotto, dando vita all'installazione denominata Flower.
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Nel 2017 realizzò un docufilm intitolato Human Flow che riuniva interviste e filmati realizzati in oltre 22 Paesi interessati dal fenomeno dei flussi migratori.
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Nel mese di Agosto 2020   Weiwei ha presentato al grande pubblico un documento filmato, denominato Coronation, realizzato grazie all'aiuto di centinaia di volontari e di troupe pagate che in Cina hanno seguito le sue direttive trasmesse in remoto dall'Europa, in cui l'artista si trovava durante le riprese.
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Lo scopo era quello di dimostrare che il regime comunista cinese ha usato la pandemia per limitare e controllare, per l'ennesima volta, le libertà civili del Popolo cinese.
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Per girare i filmati, ogni suo collaboratore si è introdotto negli ambienti ospedalieri e nei reparti di terapia intensiva, comprese le strutture costruite a tempo di record dal regime, e hanno filmato i medici che hanno giurato fedeltà al regime comunista di Xi Jinping.
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Dopo aver visionato 550 ore di riprese, Weiwei estrapola un sunto di due ore per dare vita al film che inizia con l'attività di un drone che vola sopra il tetto dell'enorme stazione ferroviaria di Wuhan, accovacciata sotto un cielo grigio e nebbioso.
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La telecamera guarda i binari abbandonati e si concentra su una batteria di treni fermi.
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Il messaggio é chiaro : nessuna ruota gira più.
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La vita si ferma.
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Per fermare la diffusione del virus ancora sconosciuto, le autorità cinesi hanno completamente chiuso una metropoli di undici milioni di persone.
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La drammatica contestualità della pandemia epocale che ha fermato il Pianeta, ripresa nei suoi luoghi di origine, non è stata sufficiente ad un Occidente sinizzato e succube dei ricatti economici dell'ex Celeste Impero, perchè accettasse l'opera di Weiwei e la riproponesse al grande pubblico mondiale.
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Coronation è infatti stato rifiutato  sia dal Festival cinematografico di New York che dal Toronto International Film Festival, nonchè dal Festival di Venezia.
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L'opera dell'artista é stata inoltre rifiutata anche da Amazon e da Netflix, suggerendoci l'ipotesi che tale indisposizione nei confronti del dissidente cinese tragga origine dalla interdipendenza commerciale con il colosso asiatico.
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La prostituzione intellettuale non conosce confini ...
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Dissenso
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