Vladimir
Il’ic Ul’janov (Simbirsk 22/04/1870
- Gorkij, 21/01/1924) meglio conosciuto con lo
pseudonimo di Nikolaj Lenin è nato da una famiglia ebraica benestante, ed è
stato un rivoluzionario e politico russo e sovietico.
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Nel
1887 la polizia zarista arrestò il fratello e lo fece impiccare perché
accusato di aver ordito un complotto per assassinare lo Zar.
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Lo
stesso anno Lenin si iscrisse l’Università di kazan, ma ne fu subito espulso
perché considerato un sovversivo.
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Fu
riammesso agli studi universitari e si laureò in Giurisprudenza a San
Pietroburgo nel 1891, città in cui si trasferì a vivere nel 1893.
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Nel 1985 fondò il Circolo “Unione di lotta per
l’emancipazione della classe operaia” ma la Polizia lo arrestò insieme ai
capi dell’organizzazione e
all’attivista Nadezda Krupskaja (che sarebbe poi diventata sua moglie),
incarcerandolo per 14 mesi, e confinandolo successivamente in Siberia fino al 1900.
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In esilio Lenin iniziò a formulare teorie di strategia
rivoluzionaria, riportandone i concetti di base in un pamplhet intitolato “Che
fare ?”
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La formazione di un Partito fortemente centralizzato,
diretto da rivoluzionari di professione e regolato da una disciplina ferra,
sarebbe stato il punto di partenza per sviluppare una “avanguardia del
proletariato” e condurla alla conquista del potere contro la Famiglia Imperiale
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Queste
teorie, espresse all’interno del Partito operaio socialdemocratico russo
provocarono una divergenza che, in occasione del Secondo Congresso (1903), portò alla spaccatura e alla divisione in
due correnti.
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La
maggioranza dei membri si schierò con Lenin e tale corrente fu denominata
“bolscevismo”, mentre gli altri furono chiamati Menscevichi (dal russo :
maggioranza=bolscevico, minoranza=menscevico)
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Lenin
trascorse poi all’estero qualche anno, salvo rientrare in occasione della
rivoluzione del 1905 e ad espatriare nuovamente nel 1907 a causa del
fallimento della rivoluzione stessa.
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Nel
1909 scrisse “Materialismo ed empiriocriticismo”, la sua più importante
opera di filosofia
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Nel 1914 allo scoppio della prima guerra mondiale Lenin prese posizione contro la guerra, indicandola come imperialista, incitando i lavoratori a trasformarla in guerra civile.
Nel 1914 allo scoppio della prima guerra mondiale Lenin prese posizione contro la guerra, indicandola come imperialista, incitando i lavoratori a trasformarla in guerra civile.
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Quando
scoppiò la Rivoluzione del febbraio 1917, Lenin risiedeva in
Svizzera e ne fu colto di sorpresa.
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Partì
alla volta della Russia con un treno speciale messogli a disposizione dal
Governo tedesco ma arrivò a Pietrogrado (ribattezzata San Pietroburgo) un mese
dopo che gli operai e i soldati avevano già deposto lo Zar e instaurato un
Governo provvisorio con a capo il principe Georgij Lvov, sostituito poi dal
socialista Aleksandr Kerenskij.
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Sia
il Consiglio dei Soviet di operai e soldati che i bolscevichi, tra cui vi era
anche Josif Stalin, erano d’accordo con questa soluzione, ma non Lenin che si
oppose immediatamente alla linea politica di Kerenskij, affermando che solo il
Soviet poteva guidare le speranze e i bisogni dei lavoratori, al grido di
“Tutto il Potere ai Soviet”.
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Con
questi presupposti Lenin guidò una insurrezione di lavoratori nel mese di
luglio, finalizzata secondo i suoi piani a interrompere la fase borghese della
rivoluzione e ad iniziare la transizione verso la Rivoluzione proletaria, ma i
moti terminarono con un nulla di fatto, e Lenin fu costretto a fuggire e a
riparare in Finlandia per sfuggire ad un ordine di arresto emesso dal Governo
provvisorio.
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Dalla
Finlandia Lenin, che nel frattempo scrisse l’opuscolo “Stato e Rivoluzione”
continuò a incitare il Comitato centrale del Partito in Russia alla
lotta armata, finalizzata alla conquista del potere da parte dei Soviet.
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La
sua linea venne accettata e resa operativa, così che il 24 ottobre 1917
fu proclamata la Repubblica Sovietica e Lenin venne eletto Presidente del
Consiglio dei Commissari del Popolo, la massima carica governativa.
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Gli
oppositori politici e i veri rivoluzionari che avevano deposto lo Zar nel mese
di febbraio, si opposero a Lenin, che scatenò una sanguinosa guerra civile,
combattuta fino al 1922.
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Lenin prende il potere con l'aiuto dell'Armata Rossa |
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Il
bagno di sangue mise fine alla “vera” rivoluzione russa, e iniziò un periodo di
“Terrore” e di deportazioni guidato da Lenin che perdurò oltre tre anni.
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Il
30 agosto 1918 Lenin, durante una visita agli operai di una fabbrica
moscovita, proclamò chela democrazia era un inganno borghese, e bisognava
difendere con ogni mezzo la dittatura del proletariato del Governo bolscevico.
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Dopo
il suo discorso fu oggetto di un attentato compiuto da una donna, Fania Efimova
Rotman, nota come Dora Kaplan, che gli sparò riducendolo in fin vita.
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Quando
si riprese, dopo alcuni giorni, Lenin decise di reprimere con ogni mezzo
qualsiasi tipo di opposizione al Governo bolscevico.
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Venne
soppressa la libertà di opinione e introdotta la pena di morte per il reato di
“controrivoluzione”, fu abolita la libertà di stampa e si iniziò una vera e
propria persecuzione contro migliaia di cittadini, condotta dalla Ceka, la
famigerata polizia segreta, per concretizzare l’uso del Terrore, ritenuto
necessario (in base all’esempio francese) alla riuscita una qualsiasi
rivoluzione.
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Il
Terrore divenne lo strumento principe che accompagnò la dittatura bolscevica
durante tutta la sua esistenza, per essere poi esportato in altri Paesi
comunisti.
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La
tanto declamata “rivoluzione” bolscevica quindi fu in realtà un crimine, un
colpo di Stato cruento che innescò il Totalitarismo e come tale diede vita ad
un mostro insaziabile, che si nutrì del sangue di milioni di innocenti.
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Alla sua morte il corpo di Lenin fu imbalsamato |
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Nel
1922 Lenin fu colpito da una apoplessia (emorragia cerebrale) per la
quale fu ricoverato nella Casa di Cura Gorkij.
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In
questo periodo scrisse il suo testamento politico, segnalando la pericolosità
di Stalin, all’epoca Segretario del Partito, e promuovendo invece la figura di
Trotsky come suo successore.
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Il
23 gennaio 1923 Lenin morì, all’età di 54 anni in seguito ad una paralisi da
cui non si riprese.
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Distruzione della statua di Lenin a Kiev : Nel periodo post-sovietico in Ucraina e nei paesi ex-comunisti vengono abbattute le statue dei gerarchi comunisti e i loro simboli |
La
sinistra ha costruito intorno al Personaggio di Lenin un’aura di condiscendenza
e di apprezzamento, indicandolo come leader e come “padre” della Rivoluzione
russa del 1917.
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In
realtà nulla è più falso di tutto ciò, a partire dal fatto che quella di Lenin
non è stata una rivoluzione, ma un colpo di Stato nel mese di Ottobre contro
coloro che la Rivoluzione l’avevano fatta davvero nel mese di febbraio.
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Decenni di mistificazione hanno poi cambiato le carte in
tavola, tanto che ancora oggi si festeggia negli ambienti marxisti la
Rivoluzione di Ottobre di Lenin come se fosse la “vera” rivoluzione” russa.
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Lenin
in effetti si è macchiato dei peggiori misfatti iniziando proprio con
l’instradare la rivoluzione russa su binari diversi, legati al terrore e alla
violenza cieca.
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Mentre
si tenta da più parti di addossare tutte le colpe delle violenze comuniste a
Stalin, in realtà il dittatore georgiano ha semplicemente proseguito una via
tracciata proprio da Lenin.
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Lenin infatti durante la lotta per sgominare gli avversari “bianchi” e appropriarsi del potere, grazie anche all’appoggio del’Armata Rossa, prese di mira tutte le formazioni politiche e tutti gli strati della popolazione : nobili, borghesi, militari, religiosi, socialdemocratici, poliziotti, menscevichi, socialisti rivoluzionari, contadini, ed operai, accanendosi con particolare ferocia contro gli intellettuali.
Lenin infatti durante la lotta per sgominare gli avversari “bianchi” e appropriarsi del potere, grazie anche all’appoggio del’Armata Rossa, prese di mira tutte le formazioni politiche e tutti gli strati della popolazione : nobili, borghesi, militari, religiosi, socialdemocratici, poliziotti, menscevichi, socialisti rivoluzionari, contadini, ed operai, accanendosi con particolare ferocia contro gli intellettuali.
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Come
comunista Lenin auspicava la scomparsa di tutte le nazionalità, oltre delle
classi sociali, e sebbene fosse ebreo sosteneva che la popolazione di origini
ebraiche avrebbe dovuto sparire con la completa e totale assimilazione.
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Il
bolscevismo e il totalitarismo inaugurato da Lenin, il comunismo di Stato, la
dittatura sanguinaria dei gerarchi che ne ispirarono il proseguo, Stalin in
testa, l’esportazione del modello comunista in altri paesi, sempre tramite
l’imposizione e la coercizione, portarono al macabro risultato di 100 milioni
di morti, riconducibili in sintesi ad un'unica matrice scatenante insita nella
filosofia di Marx.
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Gli
intellettuali delle sinistre da sempre inneggiano a Lenin, nascondendo le sue
atrocità e compiendo una imponente opera di rimozione storica della tragedia
comunista, ma nonostante ciò la verità sta lentamente emergendo, nella sua
devastante dimensione…
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Dissenso
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Dissenso
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Ti ringrazio per questo scritto a nome di quelli che cercano la verità oltre la dittatura che mai come oggi le sinistre internazionali cercano di imporre.
RispondiEliminaNon c'è nulla da nascondere sulla violenza bolscevica. Come avrebbero potuto mantenere il potere dalla violenza controrivoluzionaria della borghesia, piccola borghesia, non solo russa ma internazionale e, la pletora di intellettuali e burocrati statali inferociti per la perdita dei privilegi e quant'altro. È la borghesia che parla dei crimini dei comunisti per far dimenticare la loro. La violenza è insita nella lotta di classe, parlare solo di quella comunista è ipocrisia.
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