lunedì 1 luglio 2019

IL COMUNISMO E LE STRAGI IN ITALIA

Oramai da decenni il tam tam delle sinistre ripete ossessivamente il cantilenante mantra secondo cui “la strage è fascista”, allo scopo forse di allontanare eventuali piste investigative che riconducono invece a dirette responsabilità del mondo anarco comunista.
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Riguardo alla strage della Stazione di Bologna del 1980, dopo decenni di indagini, di silenzi, di depistaggi, di segreti, sembra che oggi prenda corpo la pista del terrorismo palestinese, da sempre alimentato e finanziato da Mosca.
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Lo Stato però, complice il movimento di opinione che i seguaci di Togliatti hanno imposto come dictat, ha decretato vincoli di segretezza su tutta la vicenda e sui legami che sono intercorsi fra determinati eventi. 
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Abu Saleh
Ad esempio, quelli precedenti alla strage e relativi al ritrovamento di missili terra-aria “Strela” di fabbricazione sovietica nel 1979 a Ortona, in Abruzzo, sequestrati a personaggi dell’estrema sinistra romana, e le conseguenti indagini che condussero all’arresto di Abu Anzeh Saleh a Bologna, rappresentante in Italia della organizzazione terroristica Fnlp (Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina).
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Questo personaggio era protetto dai servizi segreti italiani (Sismi) poiché figura di riferimento per gli accordi segreti fra Servizi italiani e Olp nel caso del sequestro Moro, in cui egli svolgeva il ruolo di mediatore con le Brigate rosse
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Il suo arresto mise fine all’accordo e le indagini rivelarono che dietro alla fornitura di missili c’era Gheddafi, a quei tempi alleato dell’Italia, per cui la Ragion di Stato impose di occultare l’intera vicenda.
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Dopo l’arresto di Saleh, l’organizzazione terroristica palestinese Olp che aveva la sua base in Emilia, costituita da un nutrito raggruppamento composto dalla elite criminale araba marxista-leninista, mise un suo esponente a tenere i contatti con un altro super terrorista argentino, il famigerato Carlos, detto “Lo sciacallo”, agente del Kgb.
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Tre immagini del terrorista Carlos, detto "Lo sciacallo"
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La base logistica di Carlos in Emilia non fu mai localizzata, forse per una precisa volontà politica del Governo italiano, pur sapendo che l’ala oltranzista e militare della Olp, quella vicina ai paesi arabi filosovietici (Siria e Libano) era in stretto contatto con l’area del terrorismo comunista italiano.
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Addirittura è stato accertato che la dirigenza dell’Olp minacciò ritorsioni e rappresaglie contro il nostro Paese, reo di aver disatteso l’accordo denominato “Lodo Moro” e di aver arrestato Saleh.
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Nell’aprile del 1980 il leader moderato della organizzazione terroristica Olp, Habbash, raccontò ai nostri servizi segreti come fosse sempre più difficile riuscire a frenare il desiderio di vendetta contro l’Italia che animava i componenti dell’ala più irriducibile.
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Olp commissionò un attentato ad elementi “esterni alla Organizzazione” e “non identificabili”, così come riportato dalle note soggette al vincolo del segreto di Stato, ma col senno di poi traspare da tutto ciò che la presenza in Emilia del ricercatissimo “Carlos lo sciacallo” fosse prodromica ad un imminente attentato, a lui riconducibile.
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Nel mese di Maggio la dirigenza dell’Olp fece sapere che l’organizzazione era pronta a riprendere le ostilità contro l’Italia, Paese non più amico, e a intraprendere atti che potevano coinvolgere anche vittime innocenti.
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Un mese dopo le fonti dei nostri servizi segreti attive in Palestina e in Siria fecero sapere che la Libia, sponsor principale della Olp, premeva per una decisa ritorsione, mentre i nostri agenti in Libano avvertirono che non si poteva più fare affidamento sulla sospensione delle azioni terroristiche in Italia decisa nel 1973.
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Dopo due mesi ci fu la strage alla stazione di Bologna.
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Questo itinerario temporale che unisce saldamente le minacce dei marxisti palestinesi e la contestuale realizzazione di un efferato attentato costituiscono più che un motivo di riflessione, ma accadde invece che da subito si puntò il dito contro il fascismo, comodo capro espiatorio in quanto interprete del mantra costruito a tavolino secondo cui, appunto, “la strage è fascista”.
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Thomas Kram
Personaggi dell’universo terroristico marxista-palestinese, come ad esempio Thomas Kram alias Lothar appartenente al gruppo di “Carlos lo Sciacallo”, erano presenti a Bologna il giorno della strage ma l’ottusità dei Giudici ha continuato ostinatamente a puntare il dito contro i “fascisti”.
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Giuseppe Valerio Fioravanti, detto Giusva, e Francesca Mambro furono processati e ritenuti colpevoli dalla miopia di una Corte di Giustizia politicizzata, senza che ci fosse alcuna prova a loro carico e senza tenere conto del fatto che non è nella cultura della destra, nemmeno di quella estrema, compiere attentati che coinvolgano civili innocenti. 
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Al contrario, come dimostrato ampiamente dalle cronache quotidiane del passato, tali prerogative sono insite nel mondo anarco-comunista e nel marxismo colluso col terrorismo arabo, endemicamente, senza se e senza ma. 
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E’ la Storia a dirlo, ma l’arroganza dei seguaci di Togliatti, ancora oggi, spinge la popolazione verso un odio continuo e inarrestabile contro coloro che vengono dichiarati fascisti e a cui vengono fatti scontare anche i crimini commessi invece dai comunisti.
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Nel 1991 il Presidente della Repubblica Francesco Cossiga sostenne l’innocenza di Fioravanti e Mambro, certo delle responsabilità arabo palestinesi nella strage della stazione di Bologna, così come Giovanni Spadolini ex Presidente del Consiglio dei ministri, che puntò il dito contro il dittatore libico Gheddafi.
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L’ombra del comunismo si affaccia quindi prepotentemente dietro agli attentati avvenuti in Italia, altro che i fascisti come vorrebbero farci credere !
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Le responsabilità comuniste emergono anche in altri filoni di inchiesta, accuratamente celate e minimizzate dall’apparato disinformatore dell’odierno PD, forti di un retaggio pseudo culturale che trae le sue origini dalla simbiosi con il marxismo del PCI, satellite di quello moscovita staliniano.
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Mi riferisco alle indagini che il Giudice Giovanni Falcone stava compiendo prima di essere ammazzato e che puntavano a ricostruire il filo diretto dei finanziamenti sovietici al PCI dal 1951 al 1991 e che arrivavano anche alla mafia siciliana di “Cosa Nostra”. 
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Un intreccio perverso di convergenze ideologiche e strutturali, simbiotiche con il terrorismo, e che delimita esattamente una sfera d’azione tanto sintomatica quanto inquietante.
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L’aperto consenso delle sinistre verso le organizzazioni terroristiche palestinesi la dice lunga sulla volontà di imporre verità costruite a tavolino.
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Organizzazioni comuniste del terrorismo internazionale
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La compiacenza delle toghe rosse permette loro di dotarsi di una sorta di verginità che li assolve da qualsiasi nefandezza e parallelamente consente di ergersi a interpretare il ruolo che si avvale di un alibi molto ben costruito, quello dell’antifascismo. 
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Nel curriculum di Carlos, l’agente comunista dedito al terrorismo e al soldo dei Paesi marxisti come mercenario, è presente oltre ad una intensa attività per organizzare la lotta armata siriana e libanese contro Israele, anche la costituzione di una rete di connivenze con la polizia segreta comunista della Germania Est, la famigerata Stasi, oppure con quella della Romania di Ceausescu.
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Attentati e omicidi hanno rappresentato il suo biglietto da visita in tutta Europa fino all’incontro con Osama Bin Laden che sancì la saldatura fra la sua fede marxista e la nuova rivoluzione jihadista.
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I suoi eroi erano il sanguinario dittatore venezuelano comunista Hugo Chavez, così come Saddam Hussein e il terrorista islamico Osama Bin Laden, appunto.
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La mattina della strage alla stazione a Bologna c’erano due uomini di Carlos : 
Thomas Kram, già citato in precedenza, e il terrorista Bruno Breguer, detto Luca, l’elemento di collegamento fra la polizia comunista della Germania Est, la Stasi e le Brigate rosse italiane.
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Nelle tasche di Kram fu trovato un biglietto con la scritta Heidi, che era il nome in codice della terrorista tedesca Christa-Margot Frolich, anche lei presente a Bologna in quei giorni, come testimoniato anche dal portiere dell’Hotel Jolly che la riconobbe.
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Una serie di evidenze palesi, quindi, che imporrebbero come minimo un approfondimento serio e scrupoloso, ma che la Magistratura non prese nemmeno in considerazione, puntando subito il dito, invece, contro i fascisti.
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L’assuefazione della Magistratura alla condiscendenza verso l’universo delle sinistre è uno dei mali che affligge l’Italia, poiché ci riporta al biennio 1919-1920 in cui il Paese era ostaggio della violenza comunista e del disegno eversivo di costituire un satellite sovietico sul territorio nazionale.
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Solamente il fascismo si oppose come argine al dilagare del comunismo, arrestandone l’incedere e opponendovi un deciso contrasto.
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Questo è il motivo dell’odio profondo che ancora oggi le sinistre producono sulla società italiana ad ogni livello, capillarmente e incessantemente, proclamando un trito e ritrito quanto anacronistico antifascismo, figlio di un rancore mai represso.
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La verità però emerge sempre, come nel caso specifico di cui trattiamo in questo post, e cioè l’attentato alla stazione di Bologna, ma anche riguardo ad altre stragi imputate comodamente al fascismo, come quella del treno Italicus o quella di Piazza della Loggia a Brescia.
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Una verità che sempre di più tira per la giacca nuove e pressanti evidenze, nuove responsabilità, a prescindere dai dictat imposti fino ad oggi dalle sinistre, coinvolgendo proprio coloro che fino a ieri puntavano il dito contro i fascisti. 
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I nodi vengono al pettine e si rivela il vero volto del comunismo, metamorfizzato ma sempre presente, nascosto ma mai sopito, devastante e sanguinario, così come è sempre stato nella sua essenza.
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Un comunismo che dovrà essere messo al bando come fuorilegge, prima o poi, pena la sconfitta della democrazia.
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Dissenso
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