martedì 15 settembre 2009

Gli "eroi" palestinesi.

Si parla spesso di come i palestinesi, con la loro intifada, reagiscano allo strapotere militare di Israele ; sassate contro fucili, bandiere bruciate contro carri armati.

In realtà la visione di insieme, non falsata da retorica e da strumentalizzazioni politiche, è ben diversa, checchè ne dicano le sinistre, sponsor ufficiali del mondo islamico palestinese, che poi di islamico ha poco o niente.

Basta vedere, osservare, con occhio critico e distaccato gli esempi e i simboli cui fanno riferimento i diversi schieramenti :
da una parte c'è la ricerca del progresso tecnologico per il benessere collettivo, la ricerca di affermazioni culturali e sportive, estrinsecato anche in ambito internazionale, e l'interesse più volte dimostrato inconfutabilmente verso la confluenza pacifica delle questioni oramai da decenni oggetto di sanguinose controversie, mentre dall'altro si evidenziano palesemente, senza tema di smentita, la ricerca e la cultura dell'odio instillato attraverso l'indottrinamento dei bambini fin dalla tenera età, il loro uso criminale come kamikaze, le manifestazioni pubbliche che riempiono piazze intere di persone schiumanti di odio e assetate di sangue, e inneggianti alle carneficine di civili come loro, ma colpevoli di essere ebrei, anche se bambini o anziani indifesi.

La evidente realtà che contraddistingue i palestinesi e che li differenzia dagli israeliani, come si può evincere facilmente dalle cronache quotidiane da 50 anni a questa parte, è quella che li colloca al primo posto tra i seminatori di morte e di attentati in ogni parte del globo, in nome di una loro guerra santa, e di un odio sviscerato verso Israele e l'occidente intero.

I leader delle organizzazioni palestinesi si sono sempre distinti per la ferocia dei loro gesti, mentre non risulta che ci siamo stati attentatori e kamikaze che abbiano seminato morte e terrore tra i civili europei, americani, o in Palestina.

Voglio segnalare uno dei loro tanti eroi del recente passato, mitizzato come simbolo di combattente per la libertà, e additato come esempio da seguire alle generazioni di giovani palestinesi
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ABU NIDAL

Abu Nidal è il terrorista che organizzò la strage del 1985 all'aeroporto di Fiumicino.
Apparteneva all’organizzazione Al Fatah-Consiglio Rivoluzionario.


Prima dell'avvento di Osama Bin Laden era il terrorista più ricercato del mondo.

Ed è stato il primo, quando il capo di Al Qaeda era ancora un ragazzo, a progettare un attentato con aerei dirottati sopra un grattacielo.

Ma il suo piano di impadronirsi di un aereo a Roma, il giorno della strage dell'aeroporto, e lanciarlo contro un alto palazzo di Tel Aviv, restò sulla carta.
La scia di sangue
che Sabri al-Banna (il vero nome di Abu Nidal) ha lasciato dietro di sé è comunque impressionante :

novecento tra morti e feriti.


Un giornale palestinese annunciò il ritrovamento del suo cadavere, nel 2002, crivellato di colpi d'arma da fuoco, in un appartamento di Bagdad.

Con il suo gruppo Fatah-Consiglio Rivoluzionario, nato da una scissione dall'Olp di Yasser Arafat, ha seminato morte e paura in Europa e in Medio Oriente.

Ha ucciso inermi cittadini occidentali e israeliani, ma anche leader palestinesi avversari.

Come Abu Yiad, lo strettissimo collaboratore di Arafat che prima di cadere nel 1990 sotto i suoi colpi, lo riteneva addirittura un agente del Mossad, il servizio segreto israeliano.

In Italia e in Europa il nome di Abu Nidal si lega però ai drammatici fatti del 27 dicembre 1985, quando quattro dei suoi uomini piombarono all'aeroporto romano di Fiumicino e, armati di bombe e kalashnikov, uccisero 16 persone.

Nel nostro paese il suo nome era già noto per l'attentato dell'anno precedente al Café de Paris di via Veneto :

quaranta feriti per due bombe "ananas" lanciate tra i tavoli per colpire il secondo segretario dell'ambasciata degli Emirati Arabi Uniti.

Il capo del Cs-Fatah è ritenuto anche il mandante della strage della Sinagoga di Roma (9 ottobre 1982), nella quale fu ucciso il piccolo Stefano Tachè, di due anni, e rimasero ferite 37 persone.

Il suo è stato un terrorismo "tradizionale", nulla a che fare con i kamikaze che uccidono andando essi stessi a morire.

Abu Nidal e il suo "esercito" di estremisti arrivavano sull'obiettivo con rapidità, sparando e facendo esplodere bombe, e poi fuggivano con la stessa, drammatica velocità con cui erano arrivati.

E' andata così anche per l'attacco all'ambasciatore israeliano nel Regno Unito, e per il blitz all'aeroporto di Vienna, lo stesso giorno dell'assalto a Fiumicino.

E' così che Abu Nidal è diventato, fino agli anni novanta, l'uomo più ricercato al mondo, un terribile primato che aveva cominciato ad inseguire dal 1974, quando Arafat lo aveva espulso dall'Olp.

La stessa organizzazione disse, nel 1998, che era stato arrestato, ma la notizia era stata subito smentita.

Poi, sempre dall'Egitto, si era parlato di una grave malattia, un tumore, notizia anch'essa successivamente smentita.

Negli ultimi anni la sua vita è stata circondata dal mistero.

Si sa con certezza che da tempo era riparato in Iraq, dove - secondo la stampa palestinese e l'Anp - sarebbe stato ritrovato morto.

Ma anche in questo caso le circostanze sarebbe ro state misteriose : una delle ipotesi, ma solo una, è che l'anziano terrorista, a 67 anni, si sia suicidato.

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