sabato 12 novembre 2016

Il SAMIZDAT


Durante il periodo in cui la dittatura comunista russa teneva serrati in una stretta di acciaio i popoli che aveva soggiogato ed inglobato nella sua sfera egemonica, sono germogliati i semi di un dissenso, velato ma sempre più insistente, che ha prodotto squarci di verità nell’universo di menzogne create dal regime.
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Molte persone hanno risposto al clima di terrore che attanagliava la società comunicando e interagendo mediante la poesia, esprimendo con versi poetici l’asprezza che il loro essere rigurgitava verso le sopraffazioni subite.
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Dal libro di Anne Applebaum, “Gulag”, abbiamo estrapolato e trascritto alcune delle pagine più significative su ciò che significa il termine “samizdat.
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… un movimento intellettuale e culturale avviato da scrittori e poeti divenne un movimento per i diritti umani.
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…anche se erano in pochi, i loro sforzi procurarono un sacco di guai alla dirigenza sovietica, costantemente impegnata a diffondere la rivoluzione mondiale e quindi preoccupata in modo ossessivo per l’immagine internazionale dell’Urss.
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Nell’era di Stalin la repressione su larga scala poteva venir tenuta segreta anche a un vicepresidente americano in visita.
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Negli anni sessanta e settanta la notizia di un solo arresto poteva fare il giro del mondo dalla sera alla mattina.
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Radio libera del 1952
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Questo in parte era dovuto alla diffusione delle comunicazioni di massa, alla “Voce dell’America”, a “Radio Liberty” e alla televisione, e in parte al fatto che anche i cittadini sovietici avevano escogitato nuovi sistemi per trasmettere le notizie.
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Infatti il 1966 fu una pietra miliare pure per un altro fenomeno :
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la nascita del termine samizdat.
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Samizdat, acronimo che riecheggia deliberatamente il termine Gosizdat, o Edizioni di Stato, alla lettere significa “autoedizioni” e si riferisce alla stampa clandestina.
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Il concetto non era nuovo.
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In Russia il samizdat era antico quasi quanto la parola scritta.
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Tra il 1820 e il 1830 lo stesso Puskin aveva distribuito in privato manoscritti delle sue poesie con maggiori implicazioni politiche.

Persino all’epoca di Stalin la diffusione di racconti e poemi tra amici non era del tutto sconosciuta.
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Tuttavia, dopo il 1966 il samizdat divenne un passatempo nazionale.
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Il disgelo aveva fatto nascere in molti cittadini sovietici il gusto per un genere più libero di letteratura e, all’inizio, il samizdat era un fenomeno soprattutto letterario.
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Ben presto acquisì una connotazione politica.
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Un rapporto del KGB, che circolava tra i membri del comitato centrale nel gennaio 1971, analizzava i mutamenti avvenuti nei cinque anni precedenti e sottolineava di aver scoperto ...
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...“oltre quattrocento studi e articoli su questioni economiche, politiche e filosofiche che criticano da varie angolature l’esperienza storica dell’edificazione socialista nell’Unione sovietica, contestano la politica interna ed estera del Partito comunista e propongono svariati programmi di attività di opposizione.
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Il rapporto concludeva dicendo che il KGB avrebbe dovuto lavorare per “neutralizzare e denunciare le tendenze antisovietiche presentate dal samizdat”.
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Ma era troppo tardi per rimettere il genio nella bottiglia, e il samizdat continuò a espandersi, assumendo molte forme :
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poesie scritte a macchina passate di mano in mano e ribattute a macchina appena possibile ;
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1972 - Samizdat di
Pavel Florenskij
informazioni scritte a mano e bollettini ;
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trascrizioni delle trasmissioni della “Voce dell’America” e, assai più tardi, libri e giornali prodotti in modo professionale su macchine tipografiche clandestine, il più delle volte situate nella Polonia comunista.
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Si diffusero in fretta anche poesie e canzoni d’autore composte ed eseguite da “bardi” russi, Aleksandr Galic, Bulat Okudzava, Vladimir Vysockij, grazie all’impiego di quella che era allora una nuova tecnologia, il registratore a cassette.
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Negli anni Sessanta, Settanta e Ottanta uno dei temi più importanti del Samizdat era la storia dello stalinismo, in cui era inclusa la storia del Gulag.
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Samizdat di
Aleksandr Solzenicyn
La rete del Samizdat continuava a stampare e a distribuire copie delle opere di Solzenicyn, che nel frattempo erano state bandite dall’URSS.
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Cominciarono a circolare clandestinamente anche le poesie e i racconti di Varlam Salamov e le memorie di Evgenija Ginzburg.
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Entrambi gli scrittori iniziarono ad attrarre grandi gruppi di ammiratori.
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La Ginzburg divenne animatrice di un circolo di sopravvissuti del Gulag e di personaggi letterari di Mosca.

1982 - Samizdat di
Anna Akhmatova
L’altro tema importante del samizdat era la persecuzione dei dissidenti.

Anzi, fu grazie alla stampa clandestina e alla sua diffusione all’estero se i promotori dei diritti umani, negli anni Settanta, conquistarono un pubblico internazionale assai più vasto.
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E, soprattutto, i dissidenti impararono a utilizzare il samizdat non solo per sottolineare le incongruenze tra il sistema giuridico sovietico e i metodi del KGB, ma anche per mettere in evidenza, ad alta voce e con continuità, lo scarto esistente fra i trattati dei diritti umani firmati dall’URSS e le procedure effettivamente adottate in Unione sovietica.
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I loro testi preferiti erano la dichiarazione delle Nazioni Unite sui diritti umani e l’Atto finale di Helsinki.
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Il primo era stato firmato dall’URSS nel 1948 e tra le altre cose conteneva una clausola nota come articolo 19 :
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Chiunque ha il diritto alla libertà di opinione e di espressione ;
questo diritto comporta la libertà di avere opinioni senza interferenze e di cercare, ricevere e distribuire informazioni e idee per il tramite di tutti i mezzi di comunicazione e senza tenere conto delle frontiere.
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Il secondo era il risultato di lunghe trattative di tutti i paesi europei, grazie a cui si erano risolte svariate questioni politiche rimaste in sospeso alla fine della Seconda guerra mondiale.
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Il trattato di Helsinki conteneva inoltre alcuni accordi sui diritti umani, anche se all’epoca in cui fu firmato, nel 1975, passarono sotto silenzio :
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si tratta del cosiddetto “Terzo cesto” dei negoziati, sottoscritto da tutti i paesi partecipanti.
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Tra le altre cose, il trattato riconosceva la “libertà di pensiero, di coscienza, di fede” :
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Gli Stati partecipanti riconoscono il significato universale dei diritti umani e delle libertà fondamentali … rispetteranno sempre questi diritti e queste libertà nei loro rapporti reciproci e si adopereranno sempre, insieme e singolarmente, anche in collaborazione con le Nazioni Unite, per promuoverne il rispetto universale ed effettivo.
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All’interno dell’URSS e all’estero, le informazioni riguardo agli sforzi dei dissidenti per promuovere il linguaggio di tali trattati provenivano soprattutto dal giornale interno della rete del samizdat sovietico, la “Hronika tekuscih sobytij” (Cronaca dei fatti correnti).
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Questo foglio di informazione, in cui venivano registrate senza commenti notizie altrimenti non diffuse – sulla violazione dei diritti umani, gli arresti, i processi, le dimostrazioni, le nuove pubblicazioni del samizdat, era stato fondato a Mosca da un gruppetto di amici, fra i quali Aleksandr Ginzburg e due altri dissidenti che diventarono famosi in seguito, Pavel Litvinov e Vladimir Bukovskij.
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Negli anni Settanta la polizia condusse una vera e propria guerra contro la “Hronika”, organizzando perquisizioni simultanee nelle case di tutti quelli che erano sospettati di avere rapporti con il giornale :
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c’è un aneddoto memorabile, secondo cui un redattore gettò un gruppo di documenti in una pentola di minestra che bolliva, mentre il KGB perquisiva il suo appartamento.
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Tuttavia la “Hronika” sopravvisse all’arresto dei suoi editori e riuscì anche a diffondersi in Occidente, tanto che alla fine Amnesty International ne pubblicava con regolarità la traduzione.
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Questo periodico ebbe una sua specifica influenza sulla storia del sistema dei campi.
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Ben presto divenne la fonte principale di informazioni sulla vita dei campi sovietici post-staliniani.
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Pubblicava regolarmente una rubrica “Dentro le prigioni e i campi”, e in seguito un’altra “Dentro le celle di punizione”, registrava informazioni provenienti dai campi e pubblicava interviste con i detenuti.
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Questi rapporti, di straordinaria precisione, su quanto accadeva nei campi, sulle malattie di svariati dissidenti, sui cambiamenti di regime nei campi, sulle proteste organizzate, diedero molto filo da torcere alle autorità, che non riuscivano a comprendere come facessero i dissidenti a procurarsi le informazioni.
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… comunque riuscissero ad arrivare, perchè nascoste o grazie alla corruzione o alle lusinghe, le informazioni che la “Hronika” riusciva ad ottenere dai campi rimangono significative ancora oggi.
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Grazie alla “Hronika” , ad altre pubblicazioni del samizdat e sui diritti umani e  ai moltissimi memoriali che descrivono i campi degli anni Sessanta, Settanta, e Ottanta, si può comunque ricostruire un’immagine coerente della vita nei campi sovietici negli anni successivi alla morte di Stalin.
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"Nota del blog : le immagini non appartengono agli scritti di Anne Applebaum, ma sono state aggiunte dagli autori del Blog"
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Anne Applebaum
Gulag”, di Anne Applebaum, è una vera propria ricerca storica, basata su approfondite ricerche e analisi dei documenti consultati in occasione dell’apertura degli archivi sovietici, nonché su esami di memoriali e samizdat, grazie ai quali il libro ci può offrire un chiaro ed esaustivo quadro di insieme dell’universo comunista sovietico.
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Possiamo aggiungere che il samizdat rappresenta sicuramente l’avanguardia di altre analoghe tendenze e precorre importanti orientamenti culturali di cui è senza dubbio prodromico.
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La cultura contemporanea non può prescindere dallo sviluppo parallelo di simbiosi alternative che hanno prodotto iniziative prospetticamente giunte a maturazione.
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Lo studio del parallelismo tra le due culture, quella ufficiale, e quella del samizdat, può assumere una rilevanza politica, specie dopo la caduta del Muro di Berlino, nel 1989, che è indispensabile alla comprensione e alla conoscenza dell’universo socialista all’interno della Storia europea.
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L’internazionalizzazione del samizdat costituisce un presidio in campo culturale, come risorsa indipendente ed eterogenea in un circuito altrimenti monopolizzato dagli intellettuali che riconducono le loro origini dialettiche al comunismo.
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Il panorama culturale sottoposto a censura risulta degradato e privo delle connotazioni di autonomia e pluralismo necessari alla definizione stessa di cultura, mentre l’opposizione a qualsiasi forma di monopolio delle coscienze diventa baluardo di civiltà e di attivismo democratico.
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La mancanza di omogeneità dei samizdat è essa stessa un elemento di arricchimento, spaziando dalle opere di grandi scrittori a versi improvvisati di poeti sconosciuti, che lasciano il lettore libero di orientare la loro stessa preferenza, elevandolo a rango di artefice della propria cultura e non succube fruitore di tematiche preconfezionate.
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Tutto ciò rappresenta il motivo principe per cui questo blog, in cui scriviamo, ha preso il nome di “Italian-samizdat”.
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L’intento, che portiamo avanti con molta umiltà, e senza pretese di arrogante arbitrarietà, è quello di continuare idealmente l’opera di coloro che hanno strappato all’oblio la produzione universale del dissenso anticomunista, presentando la strategia di una tradizione intellettuale che sfugge ai dictat di una conformità legata al marxismo e ai suoi fanatici adulatori.
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Le nuove prospettive critiche permettono di raggiungere quegli anfratti di cultura precedentemente quasi vaporizzati dal terrore che la metodologia filologica di regime aveva imposto, permettendoci di recuperare alla storiografia ufficiale un impianto culturale e semiologico valorizzato e sincronico.
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Italian-samizdat si propone quindi come anello ideale di congiunzione e di unione tra due mondi, di cui uno è rappresentato dalla lunga catena di informazioni, di verità, di poesie, di scritti, di scoperte, di spezzoni di vita e di tragedie, di grida di aiuto, insite nell'universo di influenza marxista, e l'altro dal mondo occidentale, per decenni colpevolmente ignaro e sordo di fronte all'onda emotiva che contraddistingue il dissenso anticomunista.
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Dissenso
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