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Molte persone hanno risposto al clima di terrore che attanagliava
la società comunicando e interagendo mediante la poesia, esprimendo con versi
poetici l’asprezza che il loro essere rigurgitava verso le sopraffazioni
subite.
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Dal libro di Anne Applebaum, “Gulag”, abbiamo estrapolato e
trascritto alcune delle pagine più significative su ciò che significa il
termine “samizdat.”
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… un movimento intellettuale e culturale avviato da scrittori e
poeti divenne un movimento per i diritti umani.
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…anche se erano in pochi, i loro sforzi procurarono un sacco di
guai alla dirigenza sovietica, costantemente impegnata a diffondere la
rivoluzione mondiale e quindi preoccupata in modo ossessivo per l’immagine
internazionale dell’Urss.
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Nell’era di Stalin la repressione su larga scala poteva venir
tenuta segreta anche a un vicepresidente americano in visita.
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Negli anni sessanta e settanta la notizia di un solo arresto
poteva fare il giro del mondo dalla sera alla mattina.
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Questo in parte era dovuto alla diffusione delle comunicazioni di massa, alla “Voce dell’America”, a “Radio Liberty” e alla televisione, e in parte al fatto che anche i cittadini sovietici avevano escogitato nuovi sistemi per trasmettere le notizie.
Questo in parte era dovuto alla diffusione delle comunicazioni di massa, alla “Voce dell’America”, a “Radio Liberty” e alla televisione, e in parte al fatto che anche i cittadini sovietici avevano escogitato nuovi sistemi per trasmettere le notizie.
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la nascita del termine samizdat.
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Samizdat,
acronimo che riecheggia deliberatamente il termine Gosizdat, o Edizioni
di Stato, alla lettere significa “autoedizioni” e si riferisce alla stampa
clandestina.
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Il
concetto non era nuovo.
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In
Russia il samizdat
era antico quasi quanto la parola scritta.
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Tra
il 1820 e il 1830 lo stesso Puskin aveva distribuito in privato manoscritti
delle sue poesie con maggiori implicazioni politiche.
Persino
all’epoca di Stalin la diffusione di racconti e poemi tra amici non era del
tutto sconosciuta.
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Il
disgelo aveva fatto nascere in molti cittadini sovietici il gusto per un genere
più libero di letteratura e, all’inizio, il samizdat era un fenomeno soprattutto
letterario.
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Ben
presto acquisì una connotazione politica.
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Un
rapporto del KGB, che circolava tra i membri del comitato centrale nel gennaio
1971, analizzava i mutamenti avvenuti nei cinque anni precedenti e sottolineava
di aver scoperto ...
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...“oltre quattrocento studi e
articoli su questioni economiche, politiche e filosofiche che criticano da
varie angolature l’esperienza storica dell’edificazione socialista nell’Unione
sovietica, contestano la politica interna ed estera del Partito comunista e
propongono svariati programmi di attività di opposizione.”
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Il rapporto concludeva
dicendo che il KGB avrebbe dovuto lavorare per “neutralizzare e
denunciare le tendenze antisovietiche presentate dal samizdat”.
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Ma
era troppo tardi per rimettere il genio nella bottiglia, e il samizdat continuò a
espandersi, assumendo molte forme :
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poesie scritte a macchina passate di mano in mano e
ribattute a macchina appena possibile ;
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trascrizioni
delle trasmissioni della “Voce dell’America” e, assai più tardi, libri e
giornali prodotti in modo professionale su macchine tipografiche clandestine,
il più delle volte situate nella Polonia comunista.
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Si
diffusero in fretta anche poesie e canzoni d’autore composte ed eseguite da “bardi”
russi, Aleksandr Galic, Bulat Okudzava, Vladimir Vysockij, grazie all’impiego
di quella che era allora una nuova tecnologia, il registratore a cassette.
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Negli
anni Sessanta, Settanta e Ottanta uno dei temi più importanti del Samizdat era la
storia dello stalinismo, in cui era inclusa la storia del Gulag.
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Samizdat di Aleksandr Solzenicyn |
La
rete del Samizdat
continuava a stampare e a distribuire copie delle opere di Solzenicyn, che nel frattempo erano state bandite
dall’URSS.
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Cominciarono
a circolare clandestinamente anche le poesie e i racconti di Varlam Salamov e le memorie di Evgenija Ginzburg.
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Entrambi
gli scrittori iniziarono ad attrarre grandi gruppi di ammiratori.
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La
Ginzburg divenne animatrice di un circolo di sopravvissuti del Gulag e
di personaggi letterari di Mosca.
1982 - Samizdat di Anna Akhmatova |
L’altro
tema importante del samizdat
era la persecuzione dei dissidenti.
Anzi,
fu grazie alla stampa clandestina e alla sua diffusione all’estero se i
promotori dei diritti umani, negli anni Settanta, conquistarono un pubblico
internazionale assai più vasto.
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E,
soprattutto, i dissidenti impararono a utilizzare il samizdat non solo per
sottolineare le incongruenze tra il sistema giuridico sovietico e i metodi del KGB,
ma anche per mettere in evidenza, ad alta voce e con continuità, lo scarto
esistente fra i trattati dei diritti umani firmati dall’URSS e le procedure
effettivamente adottate in Unione sovietica.
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I loro testi preferiti erano la dichiarazione delle
Nazioni Unite sui diritti umani e l’Atto finale di Helsinki.
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Il
primo era stato firmato dall’URSS nel 1948 e tra le altre cose conteneva una
clausola nota come articolo 19 :
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“Chiunque ha il diritto alla libertà di opinione e di
espressione ;
questo diritto comporta la
libertà di avere opinioni senza interferenze e di cercare, ricevere e
distribuire informazioni e idee per il tramite di tutti i mezzi di
comunicazione e senza tenere conto delle frontiere.”
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Il
trattato di Helsinki conteneva inoltre alcuni accordi sui diritti umani, anche
se all’epoca in cui fu firmato, nel 1975, passarono sotto silenzio :
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si
tratta del cosiddetto “Terzo cesto” dei negoziati, sottoscritto da tutti
i paesi partecipanti.
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Tra
le altre cose, il trattato riconosceva la “libertà
di pensiero, di coscienza, di fede” :
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“Gli Stati partecipanti
riconoscono il significato universale dei diritti umani e delle libertà
fondamentali … rispetteranno sempre questi diritti e queste libertà nei loro
rapporti reciproci e si adopereranno sempre, insieme e singolarmente, anche in
collaborazione con le Nazioni Unite, per promuoverne il rispetto universale ed
effettivo.”
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All’interno
dell’URSS e all’estero, le informazioni riguardo agli sforzi dei dissidenti per
promuovere il linguaggio di tali trattati provenivano soprattutto dal giornale
interno della rete del samizdat
sovietico, la “Hronika
tekuscih sobytij” (Cronaca dei fatti correnti).
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Questo
foglio di informazione, in cui venivano registrate senza commenti notizie
altrimenti non diffuse – sulla violazione dei diritti umani, gli arresti, i
processi, le dimostrazioni, le nuove pubblicazioni del samizdat, era stato
fondato a Mosca da un gruppetto di amici, fra i quali Aleksandr Ginzburg e due altri dissidenti che
diventarono famosi in seguito, Pavel Litvinov
e Vladimir Bukovskij.
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Negli anni Settanta la polizia condusse una vera e propria guerra contro la “Hronika”, organizzando perquisizioni simultanee nelle case di tutti quelli che erano sospettati di avere rapporti con il giornale :
Negli anni Settanta la polizia condusse una vera e propria guerra contro la “Hronika”, organizzando perquisizioni simultanee nelle case di tutti quelli che erano sospettati di avere rapporti con il giornale :
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c’è un aneddoto memorabile, secondo cui un redattore
gettò un gruppo di documenti in una pentola di minestra che bolliva, mentre il
KGB perquisiva il suo appartamento.
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Tuttavia
la “Hronika”
sopravvisse all’arresto dei suoi editori e riuscì anche a diffondersi in
Occidente, tanto che alla fine Amnesty International ne pubblicava con regolarità
la traduzione.
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Questo
periodico ebbe una sua specifica influenza sulla storia del sistema dei campi.
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Ben
presto divenne la fonte principale di informazioni sulla vita dei campi
sovietici post-staliniani.
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Pubblicava regolarmente una rubrica “Dentro
le prigioni e i campi”, e in seguito un’altra “Dentro le celle di
punizione”, registrava informazioni provenienti dai campi e pubblicava
interviste con i detenuti.
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Questi
rapporti, di straordinaria precisione, su quanto accadeva nei campi, sulle
malattie di svariati dissidenti, sui cambiamenti di regime nei campi, sulle
proteste organizzate, diedero molto filo da torcere alle autorità, che non
riuscivano a comprendere come facessero i dissidenti a procurarsi le
informazioni.
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…
comunque riuscissero ad arrivare, perchè nascoste o grazie alla corruzione o
alle lusinghe, le informazioni che la “Hronika” riusciva ad ottenere dai campi
rimangono significative ancora oggi.
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Grazie
alla “Hronika” , ad
altre pubblicazioni del samizdat
e sui diritti umani e ai moltissimi
memoriali che descrivono i campi degli anni Sessanta, Settanta, e Ottanta, si
può comunque ricostruire un’immagine coerente della vita nei campi sovietici
negli anni successivi alla morte di Stalin.
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"Nota del blog : le immagini non appartengono agli scritti di Anne Applebaum, ma sono state aggiunte dagli autori del Blog"
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"Nota del blog : le immagini non appartengono agli scritti di Anne Applebaum, ma sono state aggiunte dagli autori del Blog"
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Anne Applebaum |
“Gulag”,
di Anne Applebaum, è una vera propria ricerca storica, basata su approfondite
ricerche e analisi dei documenti consultati in occasione dell’apertura degli
archivi sovietici, nonché su esami di memoriali e samizdat, grazie ai quali il libro ci può offrire
un chiaro ed esaustivo quadro di insieme dell’universo comunista sovietico.
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Possiamo
aggiungere che il samizdat
rappresenta sicuramente l’avanguardia di altre analoghe tendenze e precorre
importanti orientamenti culturali di cui è senza dubbio prodromico.
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La
cultura contemporanea non può prescindere dallo sviluppo parallelo di simbiosi
alternative che hanno prodotto iniziative prospetticamente giunte a
maturazione.
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Lo
studio del parallelismo tra le due culture, quella ufficiale, e quella del samizdat, può assumere
una rilevanza politica, specie dopo la caduta del Muro di Berlino, nel 1989,
che è indispensabile alla comprensione e alla conoscenza dell’universo
socialista all’interno della Storia europea.
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L’internazionalizzazione
del samizdat
costituisce un presidio in campo culturale, come risorsa indipendente ed
eterogenea in un circuito altrimenti monopolizzato dagli intellettuali che
riconducono le loro origini dialettiche al comunismo.
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Il
panorama culturale sottoposto a censura risulta degradato e privo delle
connotazioni di autonomia e pluralismo necessari alla definizione stessa di
cultura, mentre l’opposizione a qualsiasi forma di monopolio delle coscienze
diventa baluardo di civiltà e di attivismo democratico.
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La
mancanza di omogeneità dei samizdat è essa stessa un elemento di arricchimento,
spaziando dalle opere di grandi scrittori a versi improvvisati di poeti
sconosciuti, che lasciano il lettore libero di orientare la loro stessa
preferenza, elevandolo a rango di artefice della propria cultura e non succube
fruitore di tematiche preconfezionate.
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Tutto
ciò rappresenta il motivo principe per cui questo blog, in cui scriviamo, ha
preso il nome di “Italian-samizdat”.
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L’intento, che portiamo avanti con molta umiltà, e senza pretese di arrogante arbitrarietà, è quello di continuare idealmente l’opera di coloro che hanno strappato all’oblio la produzione universale del dissenso anticomunista, presentando la strategia di una tradizione intellettuale che sfugge ai dictat di una conformità legata al marxismo e ai suoi fanatici adulatori.
.L’intento, che portiamo avanti con molta umiltà, e senza pretese di arrogante arbitrarietà, è quello di continuare idealmente l’opera di coloro che hanno strappato all’oblio la produzione universale del dissenso anticomunista, presentando la strategia di una tradizione intellettuale che sfugge ai dictat di una conformità legata al marxismo e ai suoi fanatici adulatori.
Le
nuove prospettive critiche permettono di raggiungere quegli anfratti di cultura
precedentemente quasi vaporizzati dal terrore che la metodologia filologica di
regime aveva imposto, permettendoci di recuperare alla storiografia ufficiale un impianto
culturale e semiologico valorizzato e sincronico.
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Italian-samizdat si propone quindi come anello ideale di congiunzione e di unione tra due mondi, di cui uno è rappresentato dalla lunga catena di informazioni, di verità, di poesie, di scritti, di scoperte, di spezzoni di vita e di tragedie, di grida di aiuto, insite nell'universo di influenza marxista, e l'altro dal mondo occidentale, per decenni colpevolmente ignaro e sordo di fronte all'onda emotiva che contraddistingue il dissenso anticomunista.
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Dissenso
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