Nel 2006 il comunismo metamorfizzato di Putin, il nuovo zar di tutte le
Russie, ha manifestato, di nuovo e palesemente, l’intenzione di voler fagocitare con
qualsiasi mezzo ogni forma di democrazia esistente sul suo territorio, uccidendo ancora una volta, ponendo fine alla vita di Anna Politkovskaja.
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Lo ha fatto in tanti modi, privilegiando un “modus
operandi” in particolare : quello della violenza e della sopraffazione.
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L’omicidio
è stato in fatti il mezzo attraverso cui l’ex colonnello del KGB si è liberato
di oppositori scomodi, o di giornalisti che con le loro inchieste lo potevano
mettere in imbarazzo davanti al mondo intero, smascherando la politica
repressiva e le stragi da lui compiute impunemente.
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Anna
Stepanovna Politkovskaja, in questo contesto, pericoloso e letale, si è sempre
esposta come un faro che squarcia le tenebre di un regime totalitario quale è
quello di Vladimir Putin.
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Anna Politkovskaja |
In
particolare Anna ha testimoniato in prima persona la devastazione della
Repubblica Cecena ad opera del regime moscovita, immergendosi personalmente
nel territorio caucasico devastato dalla terribile violenza dei militari al
soldo di Putin.
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Gli
stupri, le violenze indiscriminate a danno della popolazione inerme, la tortura
di donne, di anziani e bambini, i bombardamenti che hanno raso al suolo intere
città e villaggi, sono testimoniati nei libri scritti dalla coraggiosa
giornalista e scrittrice Anna Politkovskaja.
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Questo
è il motivo per cui la vendetta di Putin l’ha raggiunta e colpita,
vigliaccamente, in totale dispregio dei diritti umani, calpestando ignobilmente
i più elementari valori di democrazia e di convivenza civile.
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Il
6 ottobre del 2006 Anna è stata uccisa da un sicario del regime, che l’ha
freddata nell’atrio della sua abitazione.
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L’immediata
indignazione del popolo russo è stata intensa come l’ondata di raccapriccio che
ha investito le comunità democratiche internazionali, ma con il passare del
tempo ciò non ha impedito a Governanti di mezzo mondo di continuare ad avere
rapporti diplomatici con Putin e a stringere affari con lui.
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Grazie
ad Anna e al suo lavoro di giornalista presso la Novaja Gazeta, e ai suoi
libri, oggi sappiamo tutti molto bene come e quanto la violenza russa post
sovietica abbia dilagato nell’intera società civile.
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Per
quanto riguarda le guerre cecene si conoscono i nomi e le pesantissime
responsabilità del governo moscovita e dell’esercito russo in ciò che ha
costituito un devastante affronto all’idea stessa di libertà e democrazia.
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I
complici di Putin hanno interpretato un ruolo che li ha visti, con la sua più
totale compiacenza, compiere crimini e devastazioni, seguiti da depistaggi e
manipolazioni della giustizia e dell’informazione, fino all’intimidazione dei
media e all’omicidio dei loro rappresentanti.
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Anna era già stata apertamente minacciata ma eroicamente stava continuando a pubblicare i suoi articoli, tra cui quello sulle torture commesse dalle forze di sicurezza cecene legate al Primo Ministro Kadyrov (un fantoccio al soldo di Putin) quando è stata proditoriamente assassinata.
Anna era già stata apertamente minacciata ma eroicamente stava continuando a pubblicare i suoi articoli, tra cui quello sulle torture commesse dalle forze di sicurezza cecene legate al Primo Ministro Kadyrov (un fantoccio al soldo di Putin) quando è stata proditoriamente assassinata.
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Al
funerale di Anna non si è presentato alcun politico italiano in rappresentanza
del nostro Parlamento (ad eccezione del leader radicale Marco Pannella, amico
personale della giornalista) a conferma del fatto che i diritti umani non sono
tenuti in gran considerazione dai politici dei partiti dell’intero arco
parlamentare italiano.
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Le
indagini sul delitto hanno portato ad un primo processo (2009) nel quale sono
stati assolti tutti gli imputati per insufficienza di prove.
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A
distanza di qualche mese la Corte suprema federale russa ha annullato la sentenza
di assoluzione sia per uno degli imputati, Sergej
Chadzikurbanov, ex dirigente della polizia moscovita, accusato di essere
l’organizzatore logistico del delitto, che per altri due imputati, i fratelli Dzabrail e Ibragim Makhmudov,
pedinatori della vittima, oltre che per il tenente-colonnello Pavel Rjaguzov, uomo dei servizi segreti russi
(FSB).
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La
stampa indica anche il nome di un terzo sospettato, un terzo fratello (Rustan Makhmudov), che dopo il delitto si è
rifugiato all’estero e che dovrebbe essere il presunto killer, attualmente
ricercato.
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Inoltre il vicedirettore della Novaja Gazeta, Sergej Sokolov, ha recentemente affermato che ci sarebbero nuovi sospettati.
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Inoltre il vicedirettore della Novaja Gazeta, Sergej Sokolov, ha recentemente affermato che ci sarebbero nuovi sospettati.
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E’
comunque chiaro e fuori da ogni dubbio che le cause della morte di Anna
Politkovskaja siano da attribuire alle sue inchieste e al fatto che il
nazionalismo estremo del “nuovo zar” Vladimir Putin fosse il bersaglio delle
rivelazioni giornalistiche
della coraggiosa giornalista.
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La
rapace bramosia espressa dalle politiche di Putin confermerà in seguito che il
percorso di aggressione in Cecenia era prodromico a successive gravi
ripetizioni e continuazioni di estrema arroganza, come dimostrano i conflitti
in Georgia, in Ucraina e la recente annessione della Crimea.
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Putin
non ha mai dimostrato di esitare ad assumere comportamenti criminali e disumani
per affermare il suo smisurato ego nazionalista, o per meglio dire
espansionistico, e poco importa se per raggiungere i suoi scopi deve calpestare
la vita di persone, Paesi, Città, o intere Nazioni.
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Anna
Politkovskaja è una delle eroine del nostro tempo, paladina delle libertà
civili, che non si è lasciata imbavagliare dalla violenza di un ex colonnello
del KGB, pagando per questo un prezzo altissimo : la sua stessa vita.
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Dal
1993 ad oggi sono oltre duecento i giornalisti uccisi per la loro espressione
di dissenso nei confronti di Putin, tra cui alcuni nomi “eccellenti” come
Natalja Estemirova, rappresentante a Grozny
dell’Associazione dei diritti umani “Memorial” (uccisa nel 2009), oppure come Anastasija Baburova giornalista della Novaja
Gazeta (2009).
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Cecenia.
Il disonore russo.
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Diario
russo
2003-2005.
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La Russia di Putin.
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Per
questo. Alle radici di una morte annunciata. Articoli 1999-2006.
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Concludo
questo mio tributo al ricordo di Anna ringraziandola per il suo tributo di
sangue, pagato in nome di una libertà di espressione disattesa dal regime di
Putin.
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Un
anno prima di essere uccisa Anna scriveva :
.“Certe volte, le persone pagano con la vita il fatto di dire ad alta voce ciò che pensano. Infatti, una persona può perfino essere uccisa semplicemente per avermi dato una informazione. Non sono la sola a essere in pericolo e ho esempi che lo possono provare !".
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Dissenso
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