domenica 24 giugno 2018

Comunismo cinese e dissidenza : HU SHIGEN


Hu Shigen
Hu Shigen, è un attivista cinese che si batte per i diritti fondamentali dell’uomo, ed è laureato alla prestigiosa Università di Pechino, dove è stato poi anche insegnante come Professore.
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E’ diventato attivista in occasione delle proteste a favore della democrazia iniziate nel 1989 a Piazza Tienanmen, sfociate in una violenta repressione del partito comunista.
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Nel 1994 è stato arrestato e condannato a 20 anni di prigione con l'accusa di sovversione, ed è stato poi scarcerato nel 2008, dopo 14 anni di detenzione, per una riduzione di pena.
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Nel 2014 Hu è stato nuovamente arrestato e condannato nel 2016  a 7 anni e mezzo di carcere per avere "danneggiato la sicurezza nazionale ed avere messo in pericolo la stabilità sociale" .
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Da notare che l’anziano attivista (61 enne) è scomparso da casa il 10 luglio 2015 e i suoi familiari hanno ricevuto un avviso di arresto a metà 2016, e la notizia che l’attivista era recluso nel centro di detenzione di Tianjin N° 1.
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Hu ha dichiarando di non volersi appellare alla sentenza, probabilmente temendo la vita a causa di una repressione cruenta da parte del regime comunista
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Piazza Tienanmen  -  un attivista per i diritti umani si oppone ai carri armati del regime comunista
Hu è stato accusato di guidare una "organizzazione sotterranea (clandestina)" che agiva sotto la copertura di una Chiesa ma che si dedicava ad individuare e pubblicizzare gli abusi del governo.
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In realtà Hu faceva parte di uno studio legale che si occupa di casi di diritti umani molto delicati, come i sequestri di terre, le demolizioni, e anche problematiche di tipo religioso.
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Inoltre durante la sua attività Hu ha rappresentato legalmente decine di casi che riguardano la libertà religiosa e la libertà di parola, la corruzione, i prigionieri politici e altro ancora.
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Il Partito comunista cinese ha in atto una vera e propria feroce repressione contro gli attivisti che si battono per i diritti umani che, per la dittatura governativa, corrisponde ad una attività che manipola l’opinione pubblica e crea disordine sociale.
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Nel periodo in cui Hu risultava scomparso ed era invece trattenuto dalle autorità comuniste a Tianjin, la moglie dell’attivista ha dato alla luce una bambina mentre la mamma  è invece deceduta, senza che lui ne fosse informato.
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Nel settembre del 2017 ha pubblicato un libro intitolato “In ricordo della repressione 709 e 100 domande sulla democrazia pacifica in Cina”, nel quale ha raccontato la sua esperienza durante i lunghi mesi di segregazione illegale
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Nello stesso mese ha pubblicato una lettera  aperta a Xi Jinping, al partito comunista, e ai suoi colleghi cinesi, chiedendo la fine della dittatura e il rilascio di tutti i prigionieri politici e di avviare un percorso per trasformare la Cina in una Repubblica costituzionale.
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A seguito di ciò è iniziata una serie di molestie e di minacce da parte della polizia, che rappresenta lo strumento di terrore con cui il comunismo cinese tenta di annichilire le coscienze e di mistificare la verità.
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Lo stesso corpo di Polizia cinese, parte integrante della ferocia e del potere comunista, è stato invitato a presenziare con pattuglie di agenti anche in quattro città italiane, Roma, Milano, Venezia, e Prato, insieme alla Polizia di Stato italiana, 28 maggio fino al 17 giugno 2018.
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Lo scopo dell’affiancamento sarebbe quello di far sentire i tanti turisti cinesi a loro agio, ma secondo me tutto ciò, visti i presupposti, è semplicemente offensivo nei confronti di chi ha a cuore i diritti umani e i princìpi di libertà che proprio la Polizia cinese contribuisce a calpestare.
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Dal 2012, anno in cui Xi Jinping è diventato Segretario generale del Partito comunista cinese, sono aumentate a dismisura le condanne verso i crimini contro “la sicurezza dello Stato”, come i reati di opinione, le manifestazioni che minano la sicurezza dell’ordine pubblico, la sovversione politica, l’organizzazione di proteste.
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Tutti questi “reati” sono in realtà l’espressione di un dissenso democratico e non violento che gli attivisti per i diritti umani in Cina tentano di esercitare, nonostante la repressione del regime comunista.
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Il Partito imprigiona gli oppositori come Hu Shigen deportandoli in luoghi isolati e sconosciuti, privandoli di legami affettivi, tentando di annichilire le loro menti con l’uso della tortura e portandoli verso la schizofrenia.
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Questi sono i cinesi a cui i politici italiani, e non solo, strizzano l’occhio ?
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E’ semplicemente vergognoso e rivoltante, e va contro ttutti i princìpi democratici della nostra Costituzione e alla coscienza di chi, come me, ha a cuore i diritti dell’uomo.
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Dissenso
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