Hu Shigen |
Hu
Shigen, è un attivista cinese che si batte per i diritti fondamentali
dell’uomo, ed è laureato alla prestigiosa Università di Pechino, dove è stato
poi anche insegnante come Professore.
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E’
diventato attivista in occasione delle proteste a favore della democrazia
iniziate nel 1989 a Piazza Tienanmen, sfociate in una violenta repressione del
partito comunista.
Nel
1994 è stato arrestato e condannato a 20 anni di prigione con l'accusa di
sovversione, ed è stato poi scarcerato nel 2008, dopo 14 anni di detenzione,
per una riduzione di pena.
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Nel
2014 Hu è stato nuovamente arrestato e condannato nel 2016 a 7 anni e mezzo di carcere per avere
"danneggiato la sicurezza nazionale ed avere messo in pericolo la
stabilità sociale" .
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Da
notare che l’anziano attivista (61 enne) è scomparso da casa il 10 luglio 2015
e i suoi familiari hanno ricevuto un avviso di arresto a metà 2016, e la
notizia che l’attivista era recluso nel centro di detenzione di Tianjin N° 1.
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Hu
ha dichiarando di non volersi appellare alla sentenza, probabilmente temendo la
vita a causa di una repressione cruenta da parte del regime comunista
.
Piazza Tienanmen - un attivista per i diritti umani si oppone ai carri armati del regime comunista |
Hu
è stato accusato di guidare una "organizzazione sotterranea (clandestina)"
che agiva sotto la copertura di una Chiesa ma che si dedicava ad individuare e
pubblicizzare gli abusi del governo.
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In
realtà Hu faceva parte di uno studio legale che si occupa di casi di diritti
umani molto delicati, come i sequestri di terre, le demolizioni, e anche
problematiche di tipo religioso.
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Inoltre
durante la sua attività Hu ha rappresentato legalmente decine di casi che
riguardano la libertà religiosa e la libertà di parola, la corruzione, i
prigionieri politici e altro ancora.
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Il
Partito comunista cinese ha in atto una vera e propria feroce repressione
contro gli attivisti che si battono per i diritti umani che, per la dittatura
governativa, corrisponde ad una attività che manipola l’opinione pubblica e
crea disordine sociale.
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Nel
periodo in cui Hu risultava scomparso ed era invece trattenuto dalle autorità
comuniste a Tianjin, la moglie dell’attivista ha dato alla luce una bambina
mentre la mamma è invece deceduta,
senza che lui ne fosse informato.
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Nel
settembre del 2017 ha pubblicato un libro intitolato “In ricordo della repressione 709
e 100 domande sulla democrazia pacifica in Cina”, nel quale ha
raccontato la sua esperienza durante i lunghi mesi di segregazione illegale
.
Nello
stesso mese ha pubblicato una lettera
aperta a Xi Jinping, al partito comunista, e ai suoi colleghi cinesi,
chiedendo la fine della dittatura e il rilascio di tutti i prigionieri politici
e di avviare un percorso per trasformare la Cina in una Repubblica
costituzionale.
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A
seguito di ciò è iniziata una serie di molestie e di minacce da parte della
polizia, che rappresenta lo strumento di terrore con cui il comunismo cinese
tenta di annichilire le coscienze e di mistificare la verità.
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Lo
stesso corpo di Polizia cinese, parte integrante della ferocia e del potere
comunista, è stato invitato a presenziare con pattuglie di agenti anche in
quattro città italiane, Roma, Milano, Venezia, e Prato, insieme alla Polizia di
Stato italiana, 28 maggio fino al 17 giugno 2018.
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Lo
scopo dell’affiancamento sarebbe quello di far sentire i tanti turisti cinesi a
loro agio, ma secondo me tutto ciò, visti i presupposti, è semplicemente
offensivo nei confronti di chi ha a cuore i diritti umani e i princìpi di
libertà che proprio la Polizia cinese contribuisce a calpestare.
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Dal
2012, anno in cui Xi Jinping è diventato Segretario generale del Partito
comunista cinese, sono aumentate a dismisura le condanne verso i crimini contro
“la sicurezza dello Stato”, come i reati di opinione, le manifestazioni che
minano la sicurezza dell’ordine pubblico, la sovversione politica,
l’organizzazione di proteste.
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Tutti
questi “reati” sono in realtà l’espressione di un dissenso democratico e non
violento che gli attivisti per i diritti umani in Cina tentano di esercitare,
nonostante la repressione del regime comunista.
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Il
Partito imprigiona gli oppositori come Hu Shigen deportandoli in luoghi isolati
e sconosciuti, privandoli di legami affettivi, tentando di annichilire le loro
menti con l’uso della tortura e portandoli verso la schizofrenia.
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Questi
sono i cinesi a cui i politici italiani, e non solo, strizzano l’occhio ?
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E’
semplicemente vergognoso e rivoltante, e va contro ttutti i princìpi
democratici della nostra Costituzione e alla coscienza di chi, come me, ha a
cuore i diritti dell’uomo.
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Dissenso
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Dissenso
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