mercoledì 27 giugno 2018

DOPOGUERRA : L'ambiguo ruolo del PCI


Premessa :
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20 aprile 1949  -  Nasce a Parigi il “Comitato mondiale dei partigiani della Pace  -  Primo Congresso
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Ottobre 1949  -  Secondo Congresso internazionale, a Roma
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Marzo 1950  -  Terzo Congresso internazionale a Stoccolma
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Nel 1950 Mosca decise di “lanciare” la cosiddetta grande “offensiva di Pace”, promuovendo tramite il Congresso di Stoccolma una campagna di interdizione assoluta alla guerra atomica.
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Ambiguamente l’Unione Sovietica però, nel mese di settembre del 1949 e cioè l’anno precedente a questa iniziativa, sperimentò la sua prima bomba atomica, rivelando così l’evidenza di finalità diverse da quelle propagandate.
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Il III° Congresso dei “Partigiani della Pace” riunito a Stoccolma, preparò una  petizione  per un appello, proclamato dal Presidente Joliot-Curie (Premio Nobel per la Fisica), inerente al divieto assoluto dell’arma atomica e alla sua messa al bando come “arma di intimidazione e di sterminio di massa”.
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Questa campagna si ricollegava alla risoluzione del Politburo russo del 17 gennaio 1950 sulle “Misure per un ulteriore sviluppo del Movimento dei partigiani della Pace”.
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Tale risoluzione, delineò un appello alla cui stesura parteciparono Thorez (segretario del Partito Comunista Francese), Josè Casanova (Partito Comunista Portoghese), Joliot-Curie in qualità di Presidente, e lo scrittore Aleksandr Fadeev (scrittore e deputato del Soviet supremo dell’Urss), oltre a Gabriel d’Arbussier (Uno dei fondatori dell’African Democratic Rally, per la decolonizzazione dell’Africa), e a Pierre Cot (politico del Partito Comunista Francese), e che reintroduceva una nuova nozione riguardante i “crimini contro l’umanità”.
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In pratica l’impianto ideologico costruito sapientemente da Mosca, e propagato attraverso l’organizzazione pseudo-pacifista, dichiarava criminale di guerra e contro l’umanità quello Stato che “per primo” avesse fatto ricorso all’arma nucleare, dichiarando però che la responsabilità dell’aggressione era da imputare “a priori” all’imperialismo, in quanto tale.
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Furbescamente e non a caso, Suslov (Deputato del Soviet Supremo dell’Urss) affermò, sostenendo poi la sua tesi dal 1954 fino al 1963, che l’Unione Sovietica si dichiarava apertamente a favore della possibile coesistenza pacifica tra Russia e Stati capitalistici, riprendendo il concetto già espresso da Lenin nel 1920.
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Ne conseguiva, secondo Suslov, che chiunque si fosse sottratto all’obbligo di un dialogo, avrebbe di fatto dichiarato la propria ostilità, prefigurando una aggressività dal potenziale criminale.
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Togliatti da parte sua rincarò la dose affermando :
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è necessario lo schieramento di tutti i popoli per chiedere con voce di irresistibile potenza che sia sancito da tutti gli Stati civili il divieto delle armi atomiche, che a questo scopo venga concluso un solenne patto internazionale e siano dichiarati criminali di guerra coloro che lo violino o ad esso si rifiutino.
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Il passo successivo, inevitabile quanto ricercato e fortemente voluto da Mosca, incentrò il fulcro della propria posizione, avvalorata da tutta la pubblicistica comunista, sul concetto di “criminale potenziale”.
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Il mondo comunista tentò in questo modo di ergersi a punto di riferimento della morale e del giudizio, e la petizione dei Partigiani della Pace iniziò quindi a circolare per essere sottoposta all’approvazione universale, fermo restando che chiunque non l’avesse firmata sarebbe stato bollato come aspirante criminale di guerra.
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In Italia l’assunto della politica “nazionale” del PCI negli anni 50 era imperniato sulla supposta “imminenza di una guerra” e sulle direttive emanante dall’Unione Sovietica  a cui affidarsi  a priori”, a prescindere dagli eventi futuri.
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Le proposte politiche comuniste rivolte da Togliatti alla popolazione, come ad esempio quella del “Piano del Lavoro”, costituivano in realtà delle proposizioni tattiche che avevano il solo scopo di mantenere un contatto con le masse popolari in chiave antimperialista.
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Richiamandosi alla “Lotta per la Pace” il PCI pianificò una sorta di “unità dei lavoratori”, sventolando un inesistente spauracchio fascista ed un fondamentalismo ideologico che paventava il pericolo imperialista.
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La paranoia sovietica plasmò i comunisti italiani ed europei, proni e asserviti, in quanto economicamente dipendenti da Mosca, imponendo le basi per la radicalizzazione di teorie complottiste e di politiche che avevano come baluardo l’antifascismo e l’antimperialismo americano.
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Togliatti, nei suoi interventi in Parlamento, raffigurava la società occidentale come un mondo in crisi, ostile e in preda alle convulsioni, causate dagli imbrogli del mondo capitalista e dai cattolici  allo scopo di erigere barriere fra i popoli,  di accentuare gli odi, e di frenare il progresso.
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Nella mente contorta di colui che ancora oggi viene definito “il Migliore” da schiere di fanatici nostalgici della “falce e martello” marxista, il capitalismo era destinato a scomparire una volta che fosse venuto meno l’appoggio delle forze reazionarie, identificate nel clero e negli imperialisti.
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In questo contesto la “Lotta per la Pace  doveva dotarsi di un altissimo grado di compattezza ideologica, e identificarsi totalmente con la linea generale del partito comunista di Mosca.
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Era però necessario allargare l’orizzonte dei partecipanti e dei sostenitori dello schieramento pacifista, riuniti sotto l’egida organizzativa dei Comitati che avevano come simbolo il disegno della colomba ideato da Pablo Picasso dietro richiesta del partito comunista francese.
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Il partito comunista si rivolse quindi ad esplorare universi politici che potessero alimentare la “Lotta per la Pace”, imponendo però un rigido criterio, ribadito più volte da Togliatti, che era quello fissato dalla linea politica della Terza Conferenza del Kominform, e prendendo le distanze da chi non si allineava agli interessi geostrategici dell’Unione Sovietica.
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Il pacifismo indiscriminato, cioè scevro da ideologie preconfezionate, non era accettato da Togliatti, che lo considerava nocivo in quanto discriminava le “guerre giuste” condotte dall’Unione Sovietica da quelle “ingiuste” intraprese dall’Occidente.
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Un pacifismo quindi, organizzato e strutturato come arma tattica, da utilizzare per coinvolgere le masse indecise, sottraendole all’egemonia democristiana, attirandole all’interno di una “sfera della Pace” in simbiosi con un rinnovato e pilotato spirito di unità nazionale.
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L’ambiguità sta nel fatto che però la raccolta delle firme relative alla petizione di Stoccolma fosse di pertinenza esclusiva dei “Partigiani della Pace” e non delle cellule e delle sezioni del Partito Comunista, allo scopo di conferire ai comitati per la Pace una sorta di verginità e di autonomia, e per evitare che si palesassero etichette di partito, controproducenti all’esito propagandistico.
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La pubblica scoperta di una simbiosi identificativa dell’attività dei Partigiani della Pace con le Federazioni del Partito comunista, avrebbe potuto allontanare personaggi autorevoli come Rettori di Università, Direttori di Istituti Scientifici, Conservatori di Musei o Biblioteche, medici, assicuratori, enti assistenziali, e tutto un panorama sociale di persone non proprio legate al comunismo e al marxismo.
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I grandi nomi dello sport, del cinema, del teatro, della scienza, così come i vescovi e il mondo clericale, generalmente estranei alle prese di posizione politiche, vennero fagocitati mediante questa procedura improntata alla falsità ideologica, opacizzando i riferimenti e i connotati di Partito.
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Il controllo del pensiero è stato sempre alla base della mentalità comunista, fondata sulla spersonalizzazione dell’individuo, sul controllo dei sentimenti, sulla disciplina, sul senso del collettivo, e sulla sottomissione volontaria al partito.
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Partendo da questi assiomi Togliatti riuscì ad allargare il consenso verso i Partigiani della Pace, e grazie alla mobilitazione di massa, acquisì una maggiore capacità di incidenza sulle scelte di politica estera del Governo, seguendo le direttive dell’Unione Sovietica.
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Il suo ruolo di traditore della Patria si delineò perfettamente, divenendo  chiaramente inequivocabile, e oggi, alla luce di tutto ciò, è assurdo che ancora ci siano vie o piazze nei territori italiani che portano il suo nome.
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L’organizzazione dei Partigiani della Pace venne costantemente finanziata dal Partito Comunista, fin dalla sua nascita, come si evince dalla lettura dei libri contabili conservati a Follonica, da cui risulta che, ad esempio, nel 1957 il contributo del PCI era di 14.300.000 Lire, mentre altri 19.300.000 Lire vennero ricavati dalla vendita di materiale e da contributi di singoli simpatizzanti.
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Mentre Mosca rilasciava un vero e proprio fiume di denaro verso i Partiti comunisti europei, come risulta dal libro di Valerio Riva "Oro da Mosca", dal 1960 in poi il Partito Comunista Italiano ridusse sempre di più i finanziamenti ai Partigiani della Pace, limitandosi a sostenere le iniziative ritenute prioritarie e smantellando progressivamente i Comitati territoriali.
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Questo comportamento è una ulteriore riprova del fatto che ai comunisti italiani, Togliatti in testa, interessava solamente compiacere l’Unione Sovietica, utilizzando, manipolando, e spremendo qualsiasi eventuale risorsa, interrompendo poi il rapporto a seconda della opportunità contestuale.
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Durante questo percorso Togliatti ha partecipato alle purghe staliniane ed è stato complice del dittatore georgiano, in quanto corresponsabile politico, dello sterminio delle masse contadine ucraine.
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E’ stato responsabile della deportazione di decine di comunisti italiani esuli in Russia, compilando le liste dei personaggi scomodi al Partito.
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Togliatti fece parte del Tribunale ideologico che consegnò alla Polizia sovietica l’intero gruppo dirigente polacco, decretandone la morte, così come di quello dei comunisti tedeschi, anch’essi eliminati.
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Durante la guerra civile spagnola partecipa all’annientamento degli anarchici.
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E’ quindi protagonista non dichiarato della politica di terrore espressa da Stalin e dal comunismo sovietico, che produrrà anche epurazioni, assassinii, deportazioni, decimazioni interne al Partito.
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Un Togliatti quindi che solo alcuni vecchi nostalgici in malafede si arrischiano a denominare come “il Migliore”.
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Dissenso
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