Mi chiedevo, riflettendo tra me e me, come mai l'Unione delle 21 Comunità Ebraiche in Italia sia sempre pronta, in ogni occasione, a sbandierare un antifascismo quasi maniacale, anche se giustamente motivato dal ricordo delle Leggi razziali emanate nel periodo del ventennio, mentre per contro non si sbilanci mai in dichiarazioni di aperta ostilità contro il comunismo.
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Non dimentichiamo che Karl Marx era ebreo |
Sia fascismo che comunismo infatti hanno colpito duramente le popolazioni ebraiche ma, mentre il fascismo italiano ha avuto un ruolo subordinato all'alleanza con la Germania e conseguente alla sua legislazione razziale, il comunismo si è reso responsabile dell'olocausto causato da molteplici pogrom, appositamente organizzati contro gli ebrei.
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Come si sa, per pogrom (termine di derivazione russa) si intendono le sommosse
popolari antisemite, fomentate dal regime comunista, con conseguenti aggressioni e violenze che provocarono i massacri degli ebrei dal 1881 al 1921 sul territorio russo.
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Rifugiati ebrei a Liverpool dopo il pogrom russo del 1882 |
A questo proposito propongo un articolo del 2013 edito da "il Giornale.it" a firma Enrico Silvestri, da cui si evince la portata dell'antisemitismo russo.
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Non si capisce quindi come mai le comunità ebraiche in Italia siano pervase da uno spirito di compiacenza con il comunismo, che le induce a sorvolare sulle loro nefandezze, a sorvolare sul fatto che nelle città italiane ci siano vie e piazze intitolate a criminali comunisti, come Stalin e Lenin, e per contro, ad esprimere un odio totale verso qualsiasi riferimento al passato storico dell'Italia e del fascismo.
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Ambiguità ? Amore per il comunismo, nonostante la ferocia dimostrata dai suoi gerarchi verso gli ebrei ? Apprezzamento per le teorie marxiste (che poggiano sull'uso della violenza) ? Imbecillità ?
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L'immagine seguente potrebbe essere sintomatica di tale comportamento ...
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Le comunità ebraiche fingono di non sapere che la collusione del comunismo internazionale è intrinseca ai movimenti antisionisti che caratterizzano il radicalismo islamico.
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Le comunità ebraiche fingono di non sapere che la collusione del comunismo internazionale è intrinseca ai movimenti antisionisti che caratterizzano il radicalismo islamico.
Comunque, perplesso da tutto ciò, ecco l'articolo a cui accennavo sopra ...
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Sessant’anni fa la morte di Stalin interruppe l’Olocausto
comunista.
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Da : il Giornale.it
Enrico Silvestri - Dom,
13/01/2013
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Il 13 gennaio 1953 un articolo della Pravda
iniziava la compagna contro i dottori ebrei accusati di volere eliminare i
dirigenti del partito in Urss e negli altri Paesi Comunisti.
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Un piano diabolico, interrotto il 5 marzo con la morte del dittatore.
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Sta nell’Abc di qualsiasi dittatore, un decalogo che il compagno Stalin dimostrò di conoscere a menadito, come durante le purghe del ’36/’38 durante le quali tra migliaia di suoi nemici, veri o presunti, moltissimi erano ebrei.
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Un piano diabolico, interrotto il 5 marzo con la morte del dittatore.
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Sta nell’Abc di qualsiasi dittatore, un decalogo che il compagno Stalin dimostrò di conoscere a menadito, come durante le purghe del ’36/’38 durante le quali tra migliaia di suoi nemici, veri o presunti, moltissimi erano ebrei.
E ancora su di loro si scatenò l’ultima persecuzione ordita dal
dittatore georgiano, accusandoli di essere al centro di un complotto
internazionale per eliminare i vertici del partito in Unione sovietica e negli
altri Paesi comunisti.
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Un nuovo pogrom ufficialmente iniziato sessant’anni fa,
esattamente il 13 gennaio 1953, quando la «Pravda» pubblicò il primo articolo
in cui venivano ufficializzate queste accuse.
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Un periodo di terrore durato solo un mese e mezzo, perché il 5
marzo un colpo apoplettico si portò via l’anziano tiranno ed evitò alla
comunità israelitica una secondo Olocausto.
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Manifesto antisemita russo |
L’antisemitismo aveva del resto permeato la società russa fin
dalla seconda metà dell’Ottocento e non a caso lo stesso termine pogrom è una
parola russa che significa «devastazione».
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All’inizio del Novecento poi la polizia segreta zarista produsse
un clamoroso falso :
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«I Protocolli dei Savi di Sion», cioè il piano segreto con cui gli ebrei stavano preparando la conquista del mondo attraverso il controllo della finanza e dei media.
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«I Protocolli dei Savi di Sion», cioè il piano segreto con cui gli ebrei stavano preparando la conquista del mondo attraverso il controllo della finanza e dei media.
Iosif Vissarionovic Dugašvili detto Stalin, in russo «acciaio»,
crebbe dunque con un odio feroce contro gli ebrei (Nota del blog : pur essendo egli stesso ebreo).
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Soprattutto dopo che il padre ubriacone, dilapidato il patrimonio
familiare, fu costretto a vendere tutti i suoi beni a diversi banchi di pegni,
tutti gestiti da ebrei.
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Un antisemitismo sotto traccia ma tenace, come dimostrò durante le
grandi purghe degli anni Trenta quando falcidiò la vecchia guardia bolscevica,
infierendo in particolare sui vecchi comunisti di origine ebraica che caddero a
migliaia davanti ai plotoni di esecuzione.
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La repressione conobbe una pausa d’arresto durante la Grande
Guerra Patriottica contro il nazismo, ma riprese violenta già verso le fine
degli anni Quaranta, quando nella sua paranoia iniziò a vedere trame e nemici
ovunque, soprattutto tra gli ebrei.
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Entrambi ebrei e legati a Lavrentij Pavlovic Berija, capo della
polizia segreta, avevano creato in Cecoslovacchia un centro per l’invio di
aiuti e armi a Israele impegnata a difendersi dagli attacchi degli arabi.
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Essendo ormai del tutto mutato l'atteggiamento, un tempo
favorevole, di Stalin nei confronti di Israele, Slànsky e Geminder vennero
accusati di «cosmopolitismo», «sionismo» e di perseguire una politica antiaraba.
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Il processo, celebrato tra il 20 e il 27 novembre del 1952, con 11
imputati su 14 ebrei, si concluse con la condanna a morte di Slànsky, Geminder
e altri nove con l’accusa di alto tradimento e spionaggio.
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Nel maggio 1952 furono invece processate quindici persone
collegate al comitato ebraico antifascista, colpevoli di aver chiesto otto anni
prima a Stalin, di istituire in Crimea una Repubblica ebrea.
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Processo concluso a luglio con la condanna a morte di 13 imputati.
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Nel novembre dello stesso anno la stampa ucraina annunciava come a
Kiev molti ebrei fossero stati fucilati per «ostruzionismo
controrivoluzionario».
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I tempi erano maturi per scatenare una repressione su vasta scala
e nell’ottobre del 1952 una lettera spedita al Comitato Centrale da Lidja Timašuk
ne divenne il pretesto.
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Cardiologa dell’Ospedale del Cremlino, dopo aver visitato Andrej
Zdanov, vittima di un malore, la dottoressa aveva infatti emesso una diagnosi
per confutare quella degli altri medici che l’avevano curato.
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Deportazione ebraica in Russia in un disegno del XX secolo |
Pochi giorni lo storico dirigente sovietico morì e Stalin ordinò
l’arresto di molti medici, fra cui diversi specialisti operanti al Cremlino,
compreso il direttore stesso dell’Ospedale, Egorov, ed il suo stesso medico
curante, Vinogradov accusati di cospirazione.
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A loro carico la lettera della dottoressa Timašuk ma anche molte
confessioni estorte con la tortura.
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E il 13 gennaio 1953 la Pravda, organo del partito comunista,
iniziò una violenta campagna stampa contro i medici ebrei con un articolo dal
significativo titolo :
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«Sotto la maschera dei professori-dottori : Spie e assassini
infami.»
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Due milioni di ebrei sovietici si trovarono improvvisamente, in
grande pericolo :
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i mezzi di comunicazione cominciarono a auspicare la caccia
all’ebreo, sempre formalmente mascherata con la formula della mobilitazione
antisionista :
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In Siberia, Kazakhstan e Birobidzan i campi di concentramento,
allestiti negli anni precedenti con meticolosa e silenziosa programmazione,
erano ormai pronti a ospitare i nuovi internati.
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I maggiori intellettuali ebrei - come lo scrittore Il’ja Erenburg,
il violinista David Ojstrach, lo scrittore Vasilij Grossman e tanti altri
furono costretti a firmare la «Dichiarazione Ebraica» per auspicare una
deportazione «a salvaguardia della sicurezza della popolazione ebraica dalla
giusta collera dei Popoli».
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Impossibile, come sempre quando di mezzo c’è l’Unione sovietica
staliniana, azzardare dei numeri, ma si calcola che tra denunciati, arrestati,
internati e fucilati la repressione abbia colpito in poche settimane 600mila
ebrei.
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Poi l’improvviso colpo di scena, il 1° marzo a 73 anni mentre si
trovava nella sua villa nel comune di Kuntsevo, ora quartiere di Mosca, Stalin
venne colpito da un colpo apoplettico.
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Le guardie davanti alla sua camera da letto non osarono forzarne
la porta blindata fino alla mattina dopo, quando il tiranno era già in
condizioni disperate :
metà del corpo era paralizzata e aveva perso l’uso della parola..
La sua agonia durò fin all’alba del 5 marzo.
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E nelle settimane successive il secondo grande Olocausto si esaurì
per la semplice mancanza di ordini :
la morte del dittatore aveva con ogni probabilità salvato la vita
a due milioni di ebrei..
(Nota del blog : Le immagini sono state aggiunte dal blog).
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.Dissenso
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