Jiang Tianyong è
un avvocato difensore dei diritti umani in Cina, ed è
un elemento di primo piano nel Movimento Weiquan (Studio legale per la difesa
dei diritti umani), per il quale ha difeso Tibetani, petizionisti, aderenti al
Falun Gong, vittime dell’HIV/AIDS, e altri gruppi vulnerabili.
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Jiang Tianyong |
La sua attività lo ha inviso alle autorità cinesi che gli
ha negato il rinnovo della sua licenza legale e lo ha incarcerato in più
occasioni.
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Jiang è nato a Luoshan il 19 maggio 1971, nella provincia centrale di
Henan, la terza provincia più popolosa della Cina, dove ha lavorato come
insegnante dal 1995 al 2004.
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Nel 2004, ha lasciato il lavoro come insegnante,
trasferito a Pechino e diventare un avvocato per i diritti umani.
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Nel 2005 superò gli esami
di ammissione e divenne socio della "Beijing Global Lawfirm", lo studio legale
più importante della Repubblica Popolare cinese, insieme ad altri importanti e
famosi avvocati per i diritti umani.
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Durante la sua attività come avvocato, Jiang
Tianyong ha assunto una serie di casi politicamente sensibili, compresi quelli
dei firmatari di petizioni per ottenere giustizia e quelli delle minoranze sia
religiose che etniche.
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Nel 2008, Jiang offrì i suoi servizi legali ai
tibetani accusati di aver fomentato disordini in Tibet lo stesso anno, e assunse la
difesa di un monaco tibetano, insieme all'avvocato Li Fangping.
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Nel
2008-2009 l’avvocato ha difeso Gao Zhisheng (avvocato cristiano) e Chen
Guancheng (avvocato e dissidente cieco), oltre che i membri del Falun Gong
(movimento religioso cinese) perseguiti per la loro attività di pratica
spirituale.
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Jiang
ha difeso anche i malati di Aids che sono stati contaminati con trasfusioni di
sangue infetto.
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E’
stato difensore anche delle vittime coinvolte nel caso degli schiavi costretti
a lavorare forzatamente nei mattonifici dello Shanxi (Regione della Cina
settentrionale).
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In
questi opifici anche i bambini erano costretti ai lavori forzati e le persone
che si opponevano alla volontà del Partito comunista cinese erano sottoposte a
torture di ogni tipo.
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A causa del suo impegno in difesa dei diritti umani, l ‘avvocato Jiang Tianyong è stato più volte incarcerato.
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A causa del suo impegno in difesa dei diritti umani, l ‘avvocato Jiang Tianyong è stato più volte incarcerato.
Nel
2008 il Partito comunista cinese non gli ha rinnovato la licenza per esercitare
il mestiere di avvocato, insieme ad altri 17 colleghi avvocati dello Studio
Weiquan, e lo ha messo sotto sorveglianza confinandolo agli arresti
domiciliari.
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Il 9 novembre 2009, al suo ritorno a Pechino da una
visita di quattro settimane negli Stati Uniti durante i quali aveva tenuto
discorsi sulle violazioni dei diritti umani e testimoniato davanti al
Congresso, è stato arrestato, detenuto e interrogato, così come sua figlia di
sette anni, mentre sua moglie è stata picchiata.
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Il Partito comunista gli ha negato il permesso di
continuare a viaggiare all’estero, proibendogli l’espatrio.
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Nel mese di maggio 2010 gli è stato anche il
permesso di volare da pechino a Hong Kong, mentre a ottobre gli è stato impedito
di recarsi negli Stati Uniti dove era stato invitato per incontrare i membri
del Congresso, con la motivazione che se avesse lasciato la Cina avrebbe potuto
mettere in pericolo la sicurezza dello Stato.
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Nella primavera del 2011Jiang,
facendolo sparire per due mesi, dopo che su internet era partito un invito anonimo alla popolazione
per partecipare in 13 città a proteste pacifiche per i diritti umani. la polizia ha sequestrato
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Nel maggio 2012 la polizia ha sequestrato Jiang
mentre stava andando a visitare Chen Guangcheng in un ospedale di Pechino,
arrestandolo e trattenendolo per nove ore, durante le quali l’avvocato è stato
picchiato così duramente da perdere l'udito.
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Il 21 novembre 2016
Jiang scomparve, sequestrato dal regime comunista,
e tenuto in custodia per essere sottoposto a varie torture, come quella ad
esempio di stare seduto immobile fino a 15 ore di seguito, poi picchiato
brutalmente con calci e pugni.
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Il 16 dicembre
2016 le autorità cinesi hanno confermato che Jiang era sotto la loro custodia
per sottostare a “misure penali obbligatorie” con l’accusa di “incitamento alla
sovversione del potere statale".
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L’arresto
è stato formalizzato ufficialmente il 31 maggio 2017, mentre il 21 novembre è
stata emessa la sentenza di condanna a due anni carcere, in un processo senza i
propri avvocati, poiché il regime gli aveva imposto quelli dello Stato.
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La
moglie dell’avvocato Jiang, la signora Jin, in una conferenza stampa del 27
giugno alla RFA, ha dichiarato che le guardie carcerarie stanno costringendo il
marito ad assumere farmaci non identificati per due volte al giorno, a causa
dei quali Jiang sta perdendo la memoria.
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In
maggio, altri attivisti per i diritti umani hanno confermato che quella
farmacologica è una delle strategie del regime comunista cinese per annichilire
e spersonalizzare le persone.
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Sono
infatti emerse decine di segnalazioni e testimonianze di petizionisti,
dissidenti, uiguri, e avvocati, che testimoniano come nei vari “campi di
rieducazione” si costringano i prigionieri ad assumere farmaci misteriosi.
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sedia con manette |
Jin
ha richiesto alla prigione n° 2 della provincia di Henan, dove è rinchiuso il
marito, di conoscere il nome del farmaco, ma nel frattempo le autorità
carcerarie hanno impedito a Jiang di ricevere pacchi dalla famiglia, di
acquistare beni di prima necessità, e di usufruire dell’ora d’aria giornaliera,
concedendogli al massimo l’uso dei corridoi interni alla struttura.
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Il
padre dell’avvocato, il signor Jiang Lianghou, nella sua ultima visita al
figlio in carcere ha notato che questi era seduto su una sedia in metallo
fissata al pavimento, con manette attaccate , e che le sue gambe erano rosse e gonfie,
portandolo a supporre che il figlio fosse costretto a sedervisi per lungo
tempo, ammanettato.
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Una
tortura, questa, tipica della ferocia comunista, applicata quotidianamente
nei laogai di tutta la Cina.
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Il
palese disprezzo dei diritti umani è una tragica costante in Cina, con il
beneplacito del presidente Xi Jinping, a cui i nostri politici stringono la mano
…
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Dissenso
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