Propongo un articolo scaturito dalla penna del filosofo, fine intellettuale e scrittore Marcello Veneziani, edito sul sito "Nuova Italia", su un argomento di attualità abbastanza scabroso, e cioè quello degli zingari, assunti finora ad emblema del pernicioso buonismo delle sinistre, ma che in realtà ricoprono un ruolo parassitario nella società in cui viviamo.
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IL TABU' DELLO ZINGARO
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di Marcello Veneziani, 19 giugno 2018
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Se volete capire che cos’è il
politicamente corretto inalberato dalla sinistra e
adottato da quasi tutti i media, e quali danni realmente produce nella
vita quotidiana, i rom sono il campione perfetto.
Un tempo dicevi zingari e
mettevi subito mano al portafogli o alla borsetta, sapendo che correvi un
rischio in loro presenza.
Ciascuno di noi ha visto o subito non
uno ma dieci episodi di furti e di tentati furti ad opera loro.
In autobus, per strada, nei luoghi
affollati.
O anche in casa.
Dicevi zingari e
nella migliore delle ipotesi ti venivano fuori le immagini di donne che ti
chiedono l’elemosina in modo insistente e minaccioso, ti infilano con forza dei
fiori tra le mani per pretendere soldi, o ti lanciavano maledizioni.
Dicevi zingari e ti
venivano fuori immagini di uomini zazzeruti col coltello in mano e ti auguravi
di non incontrarli mai in spazi solitari.
Dicevi zingari e ti
ricordavi dei loro centri degradati, peggio dei centri d’accoglienza per
immigrati, luoghi sporchi e loschi da cui bisogna stare lontani.
Appena si installava un insediamento di
zingari i furti nelle case e nelle strade aumentavano paurosamente.
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Accampamento rom |
Condizioni di miseria, certo, ma poi
non ti spiegavi alcuni lussi e alcune auto di grossa cilindrata.
Poi un bel giorno, avvenne il miracolo.
Scattò un divieto.
Non il divieto di rubare, di accamparsi
abusivamente, di sfruttare i bambini per attività furtive.
No, il divieto di
chiamarli zingari.
Furono chiamati rom e la musica cambiò
d’incanto.
Si parlò di cultura rom, di stile di
vita nomade, alcuni filosofi li videro come i precursori della vita nomade
moderna e del pensiero nomade, senza legami di luogo e di legge, senza norme né
confini.
Si ricordò dei rom finiti nei lager.
Si parlò di culture emarginate, di
tutela delle minoranze.
Zingaro diventò una parola
vietata, persino la canzone di Nicola di Bari e di Iva Zanicchi
sulla zingara passò alla clandestinità.
E chi non la pensa così, vuole che
tornino le leggi razziali, è razzista.
Il vero degrado, dice la Nuova
inquisizione, non sono i campi rom ma l’idea di chiuderli anziché migliorarli
coi nostri soldi pubblici.
È bastato chiamarli rom e tutto ciò che
noi sapevamo di loro, per diceria e pregiudizio ma soprattutto per esperienza
di vita è stato cancellato per legge.
E se li tiri fuori ecco la romfobia,
l’odio razziale …
Un nome per depurare e lasciare così
alla vecchia e proibita parola zingari le nefandezze del passato.
Il guaio è che la leggenda dei rom è
una cosa ma la realtà degli zingari non è cambiata, resta
sempre la stessa.
Furti, minacce, coltelli, abusi dei
minori, insicurezza sociale.
Per carità mai generalizzare, ma
bisogna ammettere che la media, lo standard è quello.
Non conosco progressista e
umanitario che alla presenza di una zingara in un bus non si
allontani e non vigili sul suo portafogli o sulla sua roba.
Ecco i danni pratici della retorica,
per giunta a norma di legge, con una raccomandazione aggiuntiva :
costruiamo per i rom quelle cittadine
residenziali che non riusciamo a ricostruire per i terremotati o diamo loro le
case popolari che non siamo in grado di dare agli italiani indigenti.
Forzando, oltretutto, la loro natura
nomade, obbligandoli a diventare stanziali.
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Ora lasciamo da parte la leggenda dei
rom e la realtà degli zingari coi rispettivi pregiudizi, e facciamo
un ragionamento serio.
Zingare |
Prima di tutto serve un censimento vero
di chi non ha fissa dimora e non ha attività lavorativa :
non basta sapere quanti sono ma cosa fanno, di che
vivono, quale attività lecita svolgono per permettersi quelle auto o
semplicemente per vivere.
Se non svolgono alcuna attività come
pensate che si sostengano ?
E non dovrebbe la legge italiana,
l’autorità, le forze dell’ordine intervenire di conseguenza, prevedendo in
questi casi anche espulsioni ?
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Volgendo in positivo la
prescrizione :
Antonio Casamonica, mafioso dell'omonimo clan romano e zingaro |
i rom-zingari rispettino le nostre
leggi, mandino a scuola i figli, siano reperibili, nonostante il loro statuto
di nomadi, dimostrino la loro attività di sostentamento, paghino le tasse, pur
minime se in stato d’indigenza, e nessuno avrà nulla da obiettare a loro, anzi
potranno beneficiare dei servizi sociali.
Che vivano pure la loro vita nomade, ma
non in grandi villaggi abusivi e degradati, esposti alla delinquenza
organizzata, alle faide tra tribù, incendi inclusi.
Ma in singole roulotte autorizzate, mai
raggruppate in numero maggiore di 3-4 unità.
Questo dice la ragione, vista
l’esperienza comune.
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Nessun giudizio a priori, solo diffidenza a posteriori, per quel che di solito accade in presenza di nomadi e dei loro campi.
Nessun giudizio a priori, solo diffidenza a posteriori, per quel che di solito accade in presenza di nomadi e dei loro campi.
Ma la realtà per il politically correct
non conta niente e se diverge dall’ideologia, tanto peggio per la realtà.
Poi si chiedono perché la gente
protesta, vota Salvini o populista o non si sente protetta.
Perché alla fine il reato è di chi li
chiama zingari e non di chi ruba.
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(P.S. : Le immagini non fanno parte dell'articolo originale, ma sono state aggiunte dal blog)
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Dissenso
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(P.S. : Le immagini non fanno parte dell'articolo originale, ma sono state aggiunte dal blog)
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.Dissenso
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