lunedì 25 giugno 2018

CRIMINALE COMUNISTA : Andrej Aleksandrovic ZDANOV


(Mariupol’ – Ucraina,  26 febbraio 1896  -  Mosca, 31 agosto 1948)
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Andrej Zdanov
Zdanov fu un politico sovietico che, sebbene sia tutt’ora sconosciuto alle masse europee, ricoprì un ruolo importante e criminale all’interno della feroce cricca comunista staliniana dell’Unione sovietica.
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Divenne bolscevico nel 1915 a 19 anni e dopo qualche anno partecipò alla guerra civile russa (1918-20), dove si distinse combattendo negli Urali.
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Divenne poi segretario del partito presso Niznij Novgorod dal 1924 al 1934.
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In queste vesti partecipò attivamente al devastante piano di collettivizzazione dell’agricoltura, che produsse milioni di vittime innocenti, sacrificandole a favore del piano di Stalin per lo sviluppo dell’industrializzazione.
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Nel mese di gennaio del 1934 Zdanov partecipò al XVII Congresso del partito, pronunciando il suo primo discorso politico, e successivamente prese parte al Congresso degli scrittori sovietici, come fautore dei princìpi del cosiddetto “realismo socialista” e, nel suo discorso del 17 agosto, pronunciò una enfatica quanto delirante dichiarazione :
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Il compagno Stalin ha chiamato i nostri scrittori gli «ingegneri delle anime».
Che cosa significa ciò ?
Che obbligo vi impone questo titolo ?

Ciò vuol dire, da subito, conoscere la vita del popolo per poterla rappresentare verosimilmente nelle opere d'arte, rappresentarla niente affatto in modo scolastico, morto, non semplicemente come la «realtà oggettiva», ma rappresentare la realtà nel suo sviluppo rivoluzionario.
E qui la verità e il carattere storico concreto della rappresentazione artistica devono unirsi al compito di trasformazione ideologica e di educazione dei lavoratori nello spirito del socialismo.
Questo metodo della letteratura e della critica è quello che noi chiamiamo il metodo del realismo socialista.»
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La figura criminale di Zdanov è tratteggiata anche  da Ignazio Silone nella sua rivista “Tempo presente”, che lo descrive come inquisitore specializzato nella soffocazione dello spirito creativo (Anno II n° 2 : “Un dialogo difficile : dal disgelo al neo stalinismo).
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Zdanov partecipò, nella seconda metà degli anni Trenta (1935-38), alla epurazione di vari personaggi in seno al partito, così come ordinato da Stalin, rendendosi suo complice attivo in questo misfatto, negli eccessi e negli orrori che lo caratterizzarono.
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Diventò membro del Politbjuro nel 1939 e al XVIII° Congresso fece un’ampia autocritica, in cui ammise  e condannò tali sanguinosi eccessi, definendoli come errori, rivelandoci come una sintassi modificata (da orrori a errori) possa costituire un alibi.
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Divenne Presidente del Soviet Supremo nel 1945 e avvalendosi dell’autorità maturata in ambito culturale come massimo cultore del “realismo socialista” rinnovò, dopo la guerra, un totale controllo statale su tutta la produzione culturale sovietica.
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Si dedicò infatti con accanimento al rifiuto delle culture occidentali e alla loro eventuale influenza sulla letteratura sovietica, scagliandosi contro autori connazionali del calibro di Michail Zoscenko (scrittore satirico) e Anna Achmatova (poetessa) e contro tutti coloro che non seguivano le direttive di Stalin, di cui era divenuto il fedele delfino (1946-48).
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Era molto beneamato da Stalin, che lo considerava come il suo naturale successore, e nel 1947 ricoprì un importante ruolo nel Kominform, l’organismo internazionale di cui sembra essere l’ideatore.
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Fu un acceso sostenitore della “guerra fredda” e il promotore delle direttive inviate ai partiti comunisti occidentali tese ad un inasprimento della lotta alle forze democratiche.
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In particolare si scagliò contro il piano Marshall, con cui l’America offrì un consistente aiuto economico all’Europa per la ricostruzione e la ripresa nel dopoguerra, definendolo un’arma dei disegni imperialistici americani.
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Juri, suo figlio, sposò la figlia di Stalin,  Svetlana Alliluyeva (1926-2011), da cui ebbe la figlia Ekaterina, divorziando poi nel 1950.
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Obeso e alcolista morì nel 1948 a causa di un arresto cardiaco, ma si sospetta un coinvolgimento di Berja e Malenkov, che subito dopo il suo decesso avviarono le indagini per l’”affare di Leningrado”, e l’epurazione delle sue clientele politiche.
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La sua città natale, dal 1948 fino al 1989 prese il nome di Zdanov in suo onore, come se gli orrori da lui commessi lo qualificassero come eroe.
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Dissenso
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