sabato 23 giugno 2018

Comunismo cinese e dissidenza : LIU XIAOBO


(Chagchun, Cina, 28 dicembre 1955  -  Ospedale di Shenyang, Cina, 13 luglio 2017)
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Liu Xiaobo trascorse l’infanzia nella Mongolia interna, in una comune nella quale fu trasferita l’intera famiglia a seguito dela Rivoluzione culturale di Mao Zedong.
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Come tutti ormai sanno la Rivoluzione culturale gettò praticamente nel caos l’intero settore culturale cinese, comprese le scuole, le università, le biblioteche, e i centri culturali, azzerando di fatto secoli di conoscenza pregressa.
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Alla morte del “Grande Timoniere” gradatamente la situazione tornò alla normalità e furono riaperte le scuole, dando modo quindi a Liu di laurearsi all’università di Jilin e di specializzarsi alla Normale di Pechino, con un master che verteva sulla “Estetica e libertà dell’uomo”.
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Liu Xiaobo fu anche un attivista per la difesa dei diritti umani in Cina, oltre che uno scrittore e  un intellettuale.
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Studiò prima in Europa poi in America, dove lavorava come insegnante alla Columbia University
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Nel 1989 tornò in Cina per partecipare alle proteste di Tienanmen e alla “primavera” cinese insieme agli studenti, in prima linea nell’organizzare scioperi della fame e trattative con i militari.
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Dopo il massacro di Tienanmen venne condannato a tre anni lavori forzati.
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Liu incontrò una giovane poetessa di nome Liu Xia, conosciuta quando lui era un giovane docente, che sarebbe poi diventata sua moglie.
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Nel 1999 tornò a casa dal campo di rieducazione, ma non rieducato, come è scritto nella prefazione del suo libro “No Enemy, No Heatred”.
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In occasione della ricorrenza dei 60 anni della Dichiarazione Onu sui diritti umani Liu fondò “Charta 08”, un manifesto firmato da 303 attivisti, nel quale chiese la fine del Partito Unico e alcune riforme importanti, partendo dai diritti e dalle libertà fondamentali, oltre che da libere elezioni.
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Il manifesto verrà poi sottoscritto da oltre 12 mila persone.
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Ricevette anche il Premio Nobel per la Pace, conferitogli nel 2010 per la sua attività e il suo pacifico impegno, ma Liu non potè mai ritirarlo perché incarcerato dal regime comunista nel 2008 in seguito alla pubblicazione del manifesto Charta 08.
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Il diploma del Premio Nobel per la Pace a Liu Xiaobo nel 2010
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L’immagine della “sedia vuota” su cui era stata appoggita l’onoreficenza fece il “giro del mondo”.
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Nel 2009 Liu subì un processo e fu condannato per eversione a ben 11 anni di carcerazione.
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Fu liberato solamente nei primi giorni di luglio del 2017 perché morente, secondo la macabra consuetudine del Partito comunista cinese che tende a evitare che qualche detenuto muoia in stato di prigionia.
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Liu se ne è andato per un cancro al fegato che, secondo i medici poteva essere trattato all’estero in altri ospedali, anziché quelli del regime comunista cinese, ma il Partito gli negò il permesso, dimostrando ancora una volta quanto sia feroce e spietato il comunismo.
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Con la sua scomparsa la Cina e il mondo intero hanno perso un importante testimone delle libertà democratiche degli individui.
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Il regime comunista cinese ora infierisce sulla moglie di Liu, rimasta vedova, impedendole di uscire e confinandola in casa dal 2010, nonostante lei soffra di una grave forma di depressione a causa della mancanza del marito.
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La sua unica colpa è quella di essere la moglie di Liu Xiaobo, sebbene vedova, ed è stata privata di tutto, oltre che della libertà.
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Liu Xiaobo e Liu Xia
Liu Xia, poetessa ed artista, ha dichiarato recentemente che “è più facile morire che vivere”, affermando di essere pronta a lasciarsi morire in segno di protesta per gli arresti domiciliari ai quali è costretta dal comunismo cinese, pur in assenza di contestazioni formali dal 2010.
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Ancora una volta assistiamo al vero volto del comunismo e a ciò di cui è realmente intriso, e cioè la violenza cieca, il sadismo, la ferocia.
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E’ sotto gli occhi di tutti, e per questi motivi dovremmo interrompere i rapporti commerciali con la Cina.
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La democrazia e i diritti umani non possono prescindere da tali rapporti commerciali, per vantaggiosi che siano, pena il diventare complici del misfatto comunista …
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Dissenso
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