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Liu Xiaobo trascorse l’infanzia nella Mongolia interna, in una comune nella
quale fu trasferita l’intera famiglia a seguito dela Rivoluzione culturale di
Mao Zedong.
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Come tutti ormai sanno la Rivoluzione culturale gettò praticamente
nel caos l’intero settore culturale cinese, comprese le scuole, le università,
le biblioteche, e i centri culturali, azzerando di fatto secoli di conoscenza
pregressa.
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Alla morte del “Grande Timoniere” gradatamente la situazione tornò
alla normalità e furono riaperte le scuole, dando modo quindi a Liu di
laurearsi all’università di Jilin e di specializzarsi alla Normale di Pechino,
con un master che verteva sulla “Estetica e libertà dell’uomo”.
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Liu Xiaobo fu anche un attivista per la difesa dei diritti umani
in Cina, oltre che uno scrittore e un
intellettuale.
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Studiò prima in Europa poi in America, dove lavorava come insegnante
alla Columbia University
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Nel 1989 tornò in Cina per partecipare alle proteste di Tienanmen
e alla “primavera” cinese insieme agli studenti, in prima linea
nell’organizzare scioperi della fame e trattative con i militari.
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Dopo il massacro di Tienanmen venne condannato a tre anni lavori
forzati.
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Liu incontrò una giovane poetessa di nome Liu Xia, conosciuta quando lui era un giovane docente, che sarebbe poi diventata sua moglie.
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Liu incontrò una giovane poetessa di nome Liu Xia, conosciuta quando lui era un giovane docente, che sarebbe poi diventata sua moglie.
Nel 1999 tornò a casa dal campo di rieducazione, ma non rieducato,
come è scritto nella prefazione del suo libro “No Enemy, No Heatred”.
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In occasione della ricorrenza
dei 60 anni della Dichiarazione Onu sui diritti umani Liu fondò “Charta 08”, un
manifesto firmato da 303 attivisti, nel quale chiese la fine del Partito Unico
e alcune riforme importanti, partendo dai diritti e dalle libertà fondamentali,
oltre che da libere elezioni.
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Il manifesto verrà poi
sottoscritto da oltre 12 mila persone.
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Ricevette anche il Premio Nobel per la Pace, conferitogli nel 2010
per la sua attività e il suo pacifico impegno, ma Liu non potè mai ritirarlo
perché incarcerato dal regime comunista nel 2008 in seguito alla pubblicazione
del manifesto Charta 08.
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Il diploma del Premio Nobel per la Pace a Liu Xiaobo nel 2010 |
L’immagine della “sedia vuota” su cui era stata appoggita
l’onoreficenza fece il “giro del mondo”.
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Nel 2009 Liu subì un processo e fu condannato per eversione a ben
11 anni di carcerazione.
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Fu liberato solamente nei primi giorni di luglio del 2017 perché
morente, secondo la macabra consuetudine del Partito comunista cinese che tende
a evitare che qualche detenuto muoia in stato di prigionia.
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Liu se ne è andato per un cancro al fegato che, secondo i medici
poteva essere trattato all’estero in altri ospedali, anziché quelli del regime
comunista cinese, ma il Partito gli negò il permesso, dimostrando ancora una
volta quanto sia feroce e spietato il comunismo.
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Con la sua
scomparsa la Cina e il mondo intero hanno perso un importante testimone delle libertà democratiche
degli individui.
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Il regime
comunista cinese ora infierisce sulla moglie di Liu, rimasta vedova,
impedendole di uscire e confinandola in casa dal 2010, nonostante lei soffra di
una grave forma di depressione a causa della mancanza del marito.
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La sua unica
colpa è quella di essere la moglie di Liu Xiaobo, sebbene vedova, ed è stata
privata di tutto, oltre che della libertà.
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Liu Xiaobo e Liu Xia |
Liu
Xia, poetessa ed artista, ha dichiarato recentemente che “è più facile morire
che vivere”, affermando di essere pronta a lasciarsi morire in segno di
protesta per gli arresti domiciliari ai quali è costretta dal comunismo cinese,
pur in assenza di contestazioni formali dal 2010.
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Ancora
una volta assistiamo al vero volto del comunismo e a ciò di cui è realmente
intriso, e cioè la violenza cieca, il sadismo, la ferocia.
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E’
sotto gli occhi di tutti, e per questi motivi dovremmo interrompere i rapporti
commerciali con la Cina.
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La democrazia e i diritti umani non possono
prescindere da tali rapporti commerciali, per vantaggiosi che siano, pena il
diventare complici del misfatto comunista …
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Dissenso
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Dissenso
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